«Credo che in questo momento sia necessario proseguire sulla strada intrapresa in questi due anni, dando continuità all’impegno della federazione a livello nazionale e internazionale – spiega Roberto Bortoluzzi, presidente del Comitato Veneto Fisi. Credo altresì che, proprio per questo e proprio per l’importanza che la nostra federazione riveste, sia fondamentale avere una federazione unita: in questo senso, nell’incontro avuto recentemente con gli altri presidenti regionali, ho invitato a mettere insieme le diverse risorse che possediamo per dare vita a un progetto unitario che sappia essere efficace non solo nel far fronte alle esigenze del presente ma anche sul lungo termine.
Tanti sono gli impegni che ci attendono. Grande attenzione, e su questo Flavio Roda ha assunto un impegno preciso, dovrà essere rivolta innanzitutto alla base, e cioè agli sci club e a tutto quel movimento fatto di volontari che gratuitamente, e con grande professionalità, operano ogni giorno a favore degli sport invernali. Attenzione a trecentosessanta gradi, inoltre, dovrà essere rivolta indistintamente alle molteplici discipline del mondo degli sport invernali. Guardiamo al futuro nel segno della continuità – conclude Bortoluzzi . Vogliamo proseguire il lavoro portato avanti nei due anni di presidenza Roda e vogliamo farlo anche con due consiglieri nazionali preparati ed esperti come Alberto Piccin e Guido Carli».
Quanto scritto sopra, vero e proprio vaniloquio, è il comunicato stampa con cui il Comitato Veneto della Fisi preannuncia il suo voto a Flavio Roda. Come motivazione di questa decisione la continuità di una gestione che solo lo stesso Comitato Veneto o chi ha le fette di salame sugli occhi può giudicare positiva. Basta guardare ai risultati delle Olimpiadi e alla gestione generale della Fisi: ne è stato fatto strame. E questa è realtà innegabile.
In una situazione del genere, in un’azienda – e lo sport è tale – il siluramento di dirigenti e tecnici di riferimento responsabili dello sfacelo è la prima misura che viene attuata. Pagano tutti le loro colpe, a cominciare dal numero 1: come si dice, il pesce puzza dalla testa. Invece il buon Bortoluzzi nella sua strategia preelettorale parla di progetto unitario di lungo termine che nasce però già monco poiché la prima premessa è sbagliata. Quella, appunto, della conferma di Roda che, dice lui, gode della stima del presidente della FIS. Ci permetta di dubitarne.
Così facendo si comporta come il cardinale Mazzarino quando, ai tempi dei 3 moschettieri, ordiva le sue trame che però almeno trovavano D’Artagnan che le scompaginava rendendo tutti felici e contenti. Ma un personaggio del genere nel giro Fisi non esiste: dal basso verso l’alto, sono troppi i pecoroni acquiescenti a giochini del genere solo per acquisire o mantenere una carica. Che in fin dei conti è più un fastidio che un vero beneficio al di là dell’immagine che comporta. Ma tant’è. E così permettono che Bortoluzzi e qualche altro compare non si limitino al sostegno dato la prima volta a Roda, ma lo sponsorizzino di nuovo. Anche dopo una gestione deficitaria sotto tutti i punti di vista che comunque al Veneto e al Friuli almeno ha reso qualcosa: lo scarico degli stipendi delle segretarie dei Comitati. E ci fermiano qui: diversamente si rischia di cascare nel gossip.
Errare è umano, perseverare diabolico. Lo aveva già fatto con Morzenti inducendolo a dare al fondo una gestione politica e tecnica (guarda caso veneta …..) che ha stabilito il record negativo di sballare 3 Mondiali e 2 Olimpiadi. Adesso fa pure un salto della quaglia del quale, almeno per ora, si possono solo ipotizzare le conseguenze. Ovviamente negative: un “musso”, per quanto lo alleni, non può trasformarsi in cavallo di razza. Di qui le tante scelte sbagliate, sul piano tecnico e umano. Stessi compari, identici risultati. Ma c’era da aspettarselo: lui è uno che cavalca l’onda. Anche questo è sport tipicamente italiano.
Quello che persino la politica nazionale comincia a capire con l’avvento di Renzi, evidentemente non fa presa nel mondo degli sport invernali dove la rottamazione sarebbe necessaria ancor più che opportuna, e sarebbe dovuta avvenire da tempo. Si poteva avviare un nuovo ciclo, a iniziare da Roda, prima che nel prossimo quadriennio il presidente questa volta “effettivo” raddoppi i danni combinati nel biennio di transizione. Con il Veneto che mantiene la rotta con lo Schettino di turno, speriamo almeno che sappia evitare gli scogli.
L’eventuale auspicata rottamazione dovrebbe riguardare pure il consiglio federale che di fronte a certe scelte tecniche del presidente non ha battuto ciglio ma le ha regolarmente approvate. Probabilmente per mancanza di spina dorsale o quantomeno per tiepida acquiescenza. Che, in altri termini più esplicativi, si potrebbe definire mancanza di palle.
Forse, proprio per questo, l’innesto paritario di quote rosa in sostituzione di altrettanti compagni di merenda farebbe fare un salto di qualità ad un organismo che un tempo era considerato il “cimitero degli elefanti” solo per l’età dei componenti e non certo per la qualità degli stessi. Il futuro consiglio farebbe bene a trarne ispirazione. Chi è di buona memoria lo potrebbe confermare: ma al passato Bortoluzzi – e chi la pensa come lui, inconsapevole probabilmente del futuro che li attende – non hanno prestato sufficiente attenzione. Tanto i danni li pagano gli altri: e cioè quella base (gli sci club) per la quale si proclama l’impegno ma che ancora una volta viene scavalcata con l’ormai anacronistico giochino delle deleghe che i comitati pilotano a loro piacere. E’ venuta l’ora di darci un taglio.
Nell’immagine Flavio Roda e Roberto Bortoluzzi alle premiazioni della recente finale del Grand Prix Lattebusche a Falcade.
Il Veneto accampa la continuità con Roda, ma sotto sotto sono semplicemente balle
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