Inizia a Lahti l’ultima fase della Coppa del Mondo : sabato è in programma lo sprint e domenica la 10 km femminile e la 15 km maschile. Entrambe le gare sono a tecnica libera, quindi maggior possibilità di figurare in maniera dignitosa per la squadra azzurra che ha dato spazio ai giovani. In campo femminile Francesca Baudin e Giulia Stuerz, che hanno ottenuto ottimi risultati in Opa Cup, affiancheranno Deborah Agreiter, Marina Piller, Elisa Brocard, Gaia Vuerich e Greta Laurent, mentre ai reduci dalle Olimpiadi, Federico Pellegrino (a destra nella foto con Hofer) che dà nuovamente la caccia al primo posto nella classifica sprint, David Hofer e Roland Clara, si aggiungeranno Fulvio Scola, che ritorna in azionale, e Maicol Rastelli (sotto) che aveva già partecipato alle prime 4 tappe del Tour de Ski.
Dalla Finlandia trasferimento in Norvegia per lo sprint di mercoledì a Drammen e quindi a Oslo dove si corre a tecnica classica: sabato la 30 km femminile e domenica la 50 km maschile per la quale è stato convocato anche Valerio Checchi che in questi giorni è in allenamento a S. Caterina Valfurva . C’è solo da augurarsi che facciano punti perché, al momento attuale, al gran finale di Falun fra i 50 ammessi ci sono soltanto Pellegrino e Vuerich.
Ultime battute, dunque, di una stagione per niente positiva, come del resto hanno evidenziato anche i Giochi di Sochi, ulteriore flop dopo i Mondiali della Val di Fiemme, che riporta in primo piano una crisi che potrebbe diventare irreversibile se non si correrà decisamente ai ripari. Con atti sostanziali e non con le solite chiacchiere che lasciano il tempo che trovano e inalterate le beghe ricorrenti. E per fatti sostanziali intendiamo la rottamazione di quanti ormai hanno ben poco da dare, e non solo atleti, ma anche tecnici e dirigenti, e il lancio dei pochi giovani che stanno dando segni di vitalità. Come è stato il caso di De Fabiani alle Olimpiadi.
E che le cose non vadano come auspicato lo dimostra anche l’intervista di Ilario Tancon a Marina Piller (nella foto mentre è impegnata nella 10 km TC), pubblicata sul Corriere delle Alpi, nella quale la forestale sappadina, a conclusione della “chiacchierata” di bilancio sulle Olimpiadi, manifesta la sua intenzione di chiudere l’attività dopo i Mondiali di Falun, appuntamento clou della prossima stagione. “A Falun, in Svezia, uno dei “templi” del fondo, si correrà una 10 chilometri skating e mi piacerebbe prepararla al meglio, ha detto. Poi basta. Di sicuro non arrivo ai Mondiali di Lahti 2017, tantomeno alle Olimpiadi del 2018. Se non arriveranno risultati migliori di quelli raccolti fino ad ora, non vale la pena continuare”.
A deluderla, in particolare, il 25° posto della 30 km di Sochi. L’aveva preparata bene e si è rivelata un disastro. ” Mal di gambe fin dall’inizio, mai provato prima in vita sua, da addebitare probabilmente alla scelta sbagliata degli sci, avendo corso con gli sci di Gaia Vuerich, più duri e più lunghi dei suoi, ma anche alla dieta dissociata provata per la prima volta”. Una prestazione negativa che ha rovinato Olimpiadi fin lì ritenute positive con il 16° posto nello skiathlon e l’8° in staffetta.
Sci mai usati e dieta dissociata mai provata costituiscono un’ulteriore dimostrazione di un pressapochismo non addebitabile alla sola atleta che certamente non ha agito di testa sua ma dietro suggerimento altrui. La conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che il sempre maggior decadimento del fondo ha precise responsabilità sul piano tecnico ma anche politico che andrebbero denunciate prima che finisca la stagione, ed eliminate con l’assemblea federale elettiva che porterà in via Piranesi un nuovo presidente (si spera) e un altrettanto rinnovato consiglio federale.
Sono troppe le cose che non vanno: una direzione agonistica che ha “cannato” 3 Mondiali e 2 Olimpiadi, skimen che non vanno d’accordo fra loro e hanno ricreato i gruppuscoli e quell’atmosfera negativa che si credeva di essersi lasciata alle spalle, le pressioni politiche esterne (Comitati e Gruppi sportivi) che influenzano scelte che dovrebbero essere di competenza dei tecnici e ne risultano invece forzate.
In aggiunta, fra i politici che dovrebbero darsi una scossa mettiamo anche quei 5 consiglieri federali (Carli, Checchi, Mapelli, Paruzzi e Piccin), di provenienza fondistica che, almeno numericamente, costituiscono la metà del Consiglio federale che ormai ha più che altro una posizione “figurativa”. Infatti, con il nuovo statuto imposto dal Coni, non hanno più responsabilità nelle scelte tecniche. Però, al momento della ratifica delle stesse, avrebbero pur sempre potuto cercare di dimostrarsi in grado di indirizzare diversamente l’incompetenza del presidente Roda, ma anche di porre un argine al casino che si è creato attorno al fondo tanto da riportarlo all’anno zero.
Qualcuno di loro faceva già parte della gestione Coppi, quella in cui il fondo con le sue medaglie olimpiche salvò la faccia della Fisi nei confronti del Coni pur presentandosi dilaniato a Pragelato con il settore femminile separato in casa da quello maschile. Le donne (Follis, Paruzzi, Valbusa, Confortola, Genuin e Paluselli, allenatore Pizio) contestavano il direttore agonistico Albarello. A far da cuscinetto e mantenere la situazione sotto controllo, fortunatamente, provvidero i due consiglieri referenti: Italo Giubergia da una parte, Beppe Giovanelli dall’altra. Due cavalli di razza, se n’è perso lo stampo.
Allora, passate le Olimpiadi, in un rigurgito di dignità, i consiglieri sfiduciarono il presidente che, dopo il predecessore generale Valentino, aveva contribuito per la sua parte ad affossare la federazione sul piano economico; adesso, con alle spalle Sochi certamente più negativo che Torino 2006, potrebbero almeno ripetere il gesto. Per sfiduciarlo è tardi in quanto le elezioni sono alle porte, ma c’è pur sempre il tempo per creare i presupposti perché la sua già prospettata ricandidatura finisca nello stesso flop dei Giochi. Non è neppure il caso di imitare Catone il censore (foto) che, ai tempi delle guerre puniche, sbottava regolarmente in quel “delenda Carthago” che richiese l’intervento delle legioni romane: per impallinare Roda basterebbe semplicemente non votarlo. Ricorrendo a quella manifestazione di democrazia della quale in Fisi si è perso anche il ricordo.
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