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FISI: Roda lascia il fondo “litigioso” in braghe di tela. Ma intanto si ricandida

Fa quasi tenerezza, in questi giorni, leggere le dichiarazioni del presidente della Fisi, Flavio Roda (nella foto mentre brinda con Innerhofer), riportate dai media nelle salse più svariate. Non perché siano sciocchezze, non tutte almeno, ma perché ne emerge la figura dello sprovveduto costretto a sorbire l’amaro fiele delle sconfitta su un terreno dove era invece convinto di mietere allori come Mussolini (foto sotto) faceva a suo tempo con il grano nell’Agro Pontino. Ovviamente non a torso nudo per ragioni di clima e di stagione, ma con la stessa tracotante sicurezza, nella convinzione di spopolare nel regno di Putin.
Dopo il bilancio negativo di Vancouver 2010, sicuramente si poteva fare qualcosa di meglio. Quantomeno migliorare il numero e la qualità delle medaglie, e infatti ne sono arrivate 3 in più, ma senza l’oro di Razzoli, che allora capitò proprio nell’ultima giornata. La classica ciliegina sulla torta.
Non conoscendo l’effettiva situazione degli sport invernali, ci puntava anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò il quale, rendendosene conto solo dopo averci sbattuto il naso, si dichiara soddisfatto ma ovviamente non si accontenta. “Tra 4 anni in Corea si dovrà far meglio, dice adesso, poiché ci sono tutti i presupposti se si considera che in Russia abbiamo presentato una spedizione con l’età media più bassa degli ultimi 20 anni, e sono arrivati in finale 58 atleti su 110, il che costituisce un record assoluto. Non si è vinto per tanti motivi, la fortuna e la casualità hanno inciso” ha spiegato Malagò, giusto per sollevare il morale della truppa.
fiamme gialle medaglie photo ElvisChe evidentemente è basso se si va a guardare che delle 8 medaglie 6 sono “griffate” Fiamme Gialle (“frutto di dedizione, sacrifici e valori morali” ha dichiarato il Comandante Generale della Guardia di Finanza, Saverio Capolungo) e ben 5 arrivano dall’Alto Adige, mentre le altre 3 dall’Alta Valtellina (nella foto Elvis festeggiate all’arrivo alla Malpensa), nello short track, e che per lafiamme gialle Fontana photo Elvis prima volta da Sarajevo 1984, i bellunesi sono tornati senza medaglie da Sarajevo. Un handicap che si è fatto sentire in sede di consuntivo.
E lui, Roda, come si spiega il flop neppur tanto inatteso? Lo riporta il sito della Fisi: “Abbiamo avuto discipline che si sono dimostrate all’altezza del grande evento e che hanno fatto medaglie, vedi lo sci alpino maschile, lo slittino, il biathlon, altre dalle quali ci si poteva aspettare qualcosa in più. Io credo che, quando si tratta di sport ad alto livello, la differenza la faccia l’organizzazione di uno staff perché soprattutto di quello hanno bisogno atleti che sanno già tutto quello che devono fare a livello tecnico”. Un po’ come la scoperta dell’acqua calda.
Semplice mancanza di organizzazione, allora, per quanto riguarda i “perdenti”, come il fondo, tornato all’anno zero, dove “tutti sono contro tutti. Il gioco al massacro, la litigiosità all’interno”. Bontà sua, dice che “qualche ragazzo di valore c’è, bisogna ripartire da lì. Da Pellegrino, dalle giovani. Ma il gruppo non è coeso e va cambiato qualcosa. I piccoli cambiamenti non hanno funzionato“.
Ma se ne era già al corrente, perché non è mai intervenuto prendendo contatto diretto con gli allenatori e con gli atleti invece che trastullarsi con quei compagni di merenda che non mancano mai in occasioni del genere?”. Anche a Sochi, ma già in Val di Fiemme dove lo “zeru titoli” di mourinhiana memoria echeggiava molto prima che iniziassero i Mondiali 2013 che anticipavano l’analogo risultato che si sarebbe riscontrato alle Olimpiadi. duce sabaudia battaglia granoEra il momento giusto e non mancava il tempo di prendere le debite contromisure.
Lo sapevano anche i polli che la mancanza di organizzazione e la litigiosità sono dovute ad uno staff tecnico senza capo né coda, che aveva già fallito tre Mondiali e un’Olimpiade e avrebbe sballato anche la seconda. Come è puntualmente avvenuto. Non serviva essere dei maghi, ma semplicemente avere competenza in materia. Come ci si aspetterebbe da un uomo di sport al suo livello. Ma lui, e non lo può negare, tecnico di sci nordico non lo è e neppure ha mai cercato di capirne qualcosa. Se n’è sempre fottuto. Personalmente glielo avevo anticipato nell’ottobre 2012 a Predazzo, dove ci eravamo ritrovati per l’annuale convegno delle Fiamme Gialle, prospettandogli anche una via di possibile uscita, che ha però snobbato. Si sentiva evidentemente già “imparato.”
Un fallimento, questo suo interregno di un anno e mezzo. Si è dimostrato quel presidente di transizione che, come Carraro nella sua veste di commissario, ha lasciato la Fisi in condizioni peggiori di quelle in cui l’ha trovata. Ha irritato, e uso un riduttivo, tutto il personale; è arrivato ai ferri corti persino con il direttore generale da lui assunto che, nella nuova dizione, si è arrogato prerogative previste nello statuto ancora vigente per il segretario generale.
marocco intervistaPasserà alla storia federale come il primo presidente che si è assegnato uno stipendio: pare giusto, tiene famiglia, bisogna pur campare. I suoi predecessori l’hanno invece fatto per spirito di servizio. Tutti ereditieri?
E adesso ritiene un dovere ricandidarsi per il prossimo mandato. Il motivo è semplice, pur nella certezza degli errori commessi in questo anno e mezzo, pensa di avere imparato qualcosa. Si è guadagnato i galloni. Ha capito che la Federazione si deve occupare più del lato sportivo e meno del politico. Sette +.
Seguiremo con attenzione la campagna elettorale, sperando che i candidati dedichino un po’ di attenzione anche allo sci nordico in generale e al fondo in particolare. La corsa non è ancora aperta: per il momento stanno facendo riscaldamento il torinese Pietro Marocco (sopra) e la campionessa olimpica ed ex parlamentare berlusconiana Manuela Di Centa (a sinistra). Manuela-Di-Centa
Diversamente, se anch’essi lo snobbassero come ha fatto Roda, penseremmo che pure negli sport invernali si segua quella politica che “è sangue e merda”, come sottolineava Rino Formica (foto), leader del PSI negliformica anni ’80. Asserzione spiegata anni fa su un blog da Michele Boldrin e Fausto Panunzi con riferimento a tutt’altro argomento (il caso di Eluana Englaro) e sostenendo che Formica voleva dire che la politica non si occupa solo, forse neanche soprattutto, di valori morali e passione civile, ma di interessi materiali, anche quelli più sporchi e inconfessabili.
Voleva dire che i metodi per la ricerca del consenso, in politica, prevedono anche il ricorso a mezzi e mezzucci, al populismo più sfrenato, alla menzogna, all’opportunismo più bieco. Che le alleanze si fanno anche con chi con te nulla ha in comune se non un interesse immediato di sconfiggere il tuo avversario. In politica, i nemici dei tuoi avversari sono spesso i migliori alleati. Una situazione che la Fisi ha già vissuta nell’ultima assemblea elettiva con l’inciucio fra la parte più sostanziosa delle Alpi Centrali, quella legata al candidato Ghilardi, con i gruppi che sostenevano Roda. Voti che hanno fatto la differenza nel ballottaggio con Conci e portato Roda ad una presidenza che in condizioni normali e con i suoi soli estrimatori non avrebbe mai raggiunto.

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