SOCHI (RUS) – La tripletta è diventata di routine sulle distanze maggiori: ieri le 3 norvegesi a contendersi il podio della 30 km in volata, oggi 3 russi che nella 50 km battono, sempre allo sprint e relegandolo al quarto posto, Martin Sundby, il norvegese più forte del momento e l’unico in grado di riportarsi in scia a 2 km dal traguardo, quando sull’ultima salita Legkov ha letteralmente frantumato il gruppo tirandosi dietro l’abituale compagno di allenamento Chernousov e Vylegzhanin.
In pratica si è rivissuto il replay di quanto aveva fatto Cologna tanto nello skiathlon che nella 15 km in classico. Scatto bruciante, allungo protratto fino al termine della salita, tuffo nella discesa che porta allo stadio: tutto solo nella 15 km, volata con chi era riuscito a star sotto, quattro nel primo caso. E lo svizzero probabilmente avrebbe ritentato il colpaccio se non si fosse ritrovato senza uno sci, rotto nella zona della punta da un altro concorrente che, nella mischia, ci è passato sopra e l’ha lasciato col il sedere per terra. Gliel’ha cambiato un tecnico russo che si trovava in zona, ma i quattro battistrada e il resto del gruppo erano ormai lontani. Finiva così 27°, a quasi un minuto e mezzo dai primi.
Una salita che, per dislocazione e durezza si è rivelata sempre risolutiva, in grado di esaltare l’iniziativa del più forte di giornata. Che oggi, senza ombra di dubbio, è stato Legkov, che era il meno veloce del quartetto ma ha conservato le energie sufficienti a tenere debita distanza i compagni di squadra e l’avversario norvegese in discesa, sui due curvoni e sul lungo rettilineo d’arrivo, quando hanno cercato invano di riprenderlo e superarlo.
“Un risultato che cercavo da 15 anni, ha detto non appena ripreso fiato. Impagabile, il più importante della mia vita. Sono così stanco, non riesco a capire cosa stia succedendo, ma so di aver concretizzato nel migliore dei modi la tattica di gara che avevo preparato. E cioè cercare di risparmiare energia restando sempre nel gruppo di testa e cercando di controllare gli avversari più forti, per scattare poi all’attacco dell’ultima salita, che avevo provato tante volte”.
Concorda pienamente con lui Vylegzhanin, che nella squadra russa solitamente è l’uomo di rottura,o che tiene alto il ritmo, controlla la corsa o bracca gli avversari più pericolosi quando tentano di andarsene. “Non mi aspettavo un successo del genere: emulare le donne norvegesi sembrava impossibile, ma ci siamo riusciti, anche se questa non è stata la gara in cui sono andato più forte. Il premio più bello è stato correre e vincere davanti ad una folla così entusiasta. Se lo meritava solo per la presenza e per il tifo che ha fatto. Non solo per noi, ma per tutti”.
Unico un po’ deluso Ilia Chernousov, che dei tre è il più veloce ma ha preso solo il bronzo.“Con Legkov oggi c’era poco da fare. Io ho perso l’argento perché non ho guardato il traguardo, calcolando la distanza. Comunque mi accontento poiché Vylegzhanin quando sono scattato era troppo davanti, e sono riuscito a difendermi da Sundby che cercava di superarmi”.
Come si può notare, dalla classifica manca Northug e non solo dalla posizione di testa che gli è abituale. E’ stato spesso nelle retrovie, si è riportato sotto nell’ultimo giro, ma ancora una volta è venuto meno quando si è trattato di rispondere all’attacco risolutivo. Abulico proprio quando è invece rimasto fa galla un quarantenne come Dolidovich, senza mordente e senza più scatto, 18° al traguardo, è subito scattata la polemica in Norvegia. Non è mai stato troppo simpatico, e adesso gli organi di informazione, dove c’è gente che il fondo lo segue con assiduità e competenza e non casualmente e per improvvisazione, gli contestano l’abbandono della squadra nazionale per effettuare la preparazione con un proprio team. Con i risultati che si vedono non hanno certo torto….
Tutto, dunque, si è deciso negli ultimi 2 km dopo i primi 30 ad alta velocità a gruppo pressoché compatto, con il solo Heikkinen a far corsa solitaria mentre che gli altri si fermavano al pit stop per il cambio degli sci. Poi uno sporadico allungo di Lehtonen quando il suo connazionale è stato raggiunto dall’avanguardia del gruppo, con Clara sempre nelle prime posizioni fin dalla partenza. Febbricitante fino a due giorni prima, questa doveva essere la sua corsa e ha risposto in pieno all’attesa. Un eccesso di generosità che ha però pagato nel finale.
Con lui, quando Legkov ha allungato e poi spezzato la fila della trentina rimasti a contendersi il podio , c’erano anche gli altri due azzurri in corsa: Hofer (foto) posizionato nella pancia del gruppo, e De Fabiani alla sua prima 50 km affrontata nelle posizioni di testa. L’ultimo acquisto della nazionale maggiore ha affrontato la distanza con un cipiglio incredibile per l’età (21 anni il 21 aprile) e l’inesperienza. Dal circuito OPA alla prima gara di Coppa del Mondo e ora alle Olimpiadi un salto di qualità incredibile con potenzialità da scoprire ancora, che lo accredita di un futuro radioso come elemento trainante del fondo nostrano che per buona parte è da rottamare.
Senza pietà, si è già perso troppo tempo. Fuori i turisti per caso e largo ai giovani: come la linea politica nazionale, del resto, con la speranza di trovare anche qui il Renzi che li sappia pilotare. Ma con un nuovo presidente che anche a Sochi ha continuato a blaterare e un consiglio federale a sua volta sottoposto a rottamazione: a scanso di equivoci e di danni ulteriori. Ne hanno già fatti abbastanza: in qualsiasi altra azienda sarebbero già stati messi alla porta per giusta causa.
Classifica 50 km
1. Legkov Alexander RUS 1h46.55.2; 2. Vylegzhanin Maxim RUS +0.7; 3. Chernousov Ilia RUS +0.8; 4. Sundby Martin Jonsrud NOR +1.0; 5. Dolidovich Sergei BLR +14.3; 6. Duvillard Robin FRA +14.9; 7. Soedergren Anders SWE +17.8; 8. Richardsson Daniel SWE +24.4; 9. Olsson Johan SWE +32.1; 10. Niskanen Liivo IN +32.3; 11. Clara Roland ITA +33.4; 12. Perl Curdin SUI +36.1; 13. Perrillat Boiteux Ivan FRA +36.5; 14. Bajcicak Martin SVK +39.2; 15. Heikkinen Matti FIN +39.8; 16. Hofer David ITA +40.5; 17. Semenov Michail BLR +40.8; 18. Northug Petter Jr NOR +44.5; 19. Harvey Alex CAN +45.7; 20. Babikov Ivan CAN +46.6; 21. Gjerdalen Tord Asle NOR +48.3; 22. Fischer Remo SUI ++49.0; 23. Lehtonel Lari FIN +53.5; 24. Tritscher Bernhard AT +56.5; 25. De Fabiani Francesco ITA +56.6; 26. Hoffman Noah USA +1.09.1; 27. Cologna Dario SUI +1.26.4; 28. Killick Graeme CAN +1.27.2; 29. Novak Petr CZE +1.45.8; 30. Livers Toni SUI +1.54.7