Lo sviluppo dello sci nordico (nella foto la nazionale di fondo), nelle sue varie declinazioni, non rappresenta la principale ambizione dei vertici Fisi. Lo dimostrano i fatti, che Fondoitalianews ha puntualmente rivelato; non stiamo quindi a ripeterli: chi vuole rinfrescarsi la memoria può scorrere la sezione “editoriali” per rendersi conto che con la presidenza Roda lo sci di fondo è stato ulteriormente penalizzato. Ovvio, le risorse scarseggiano e quando si taglia si commettono sempre delle ingiustizie. In questo caso attese, visto che Flavio Roda prima di diventare presidente fu stipendiato dalla Fisi come tecnico, appunto, di sci alpino.
Era prevedibile, quindi, che slalom discesa e derivati godessero un certo riguardo. Lo sci alpino è (televisivamente) più spettacolare e muove molti più baiocchi; e quindi non avrebbe bisogno di grandi traini, che invece andrebbero dirottati su discipline meno legate al business ma decisamente più determinanti sul benessere della persona.
Questa però è un’opinione che si scontra col pensiero dominante, quindi torniamo all’argomento: le Olimpiadi invernali si aprono il 7 febbraio e ci attendiamo grandi cose dai nostri atleti. Il loro numero però – proprio nello sci alpino – è risicato. E non per colpa loro, ma della Federazione che non è stata in grado di interpretare il nuovo regolamento emanato dalla FIS nel 2012 e recapitato nella sede di via Piranesi nel settembre di due anni fa.
Era scritto in inglese, ma nel terzo millennio questo non dovrebbe essere un ostacolo invalicabile: vuoi che personaggi di levatura internazionale come Roda e Dir. Gen Negretti non conoscano la lingua più parlata nei vertici mondiali? Alla disperata c’è sempre Google translate, o un interprete qualificato che costa qualcosa, ma evita clamorose gaffes.
La Fisi non ha capito che per portare il massimo numero di atleti a Sochi avrebbe dovuto farli gareggiare non soltanto nella Coppa del Mondo, ma anche in altre competizioni internazionali, e soprattutto in diverse discipline. Già, perché la FIS ha deciso di premiare gli atleti più versatili, cioè quelli che se la cavano tra diversi tipi di paletti.
Giusto o sbagliato che sia, questo è il nuovo regolamento e bisogna adeguarsi. L’hanno fatto Austria, Svizzera, Francia, Germania, Giappone, USA, non la Fisi. In una simulazione fatta due anni fa applicando i nuovi criteri, l’Italia dello sci alpino avrebbe portato a Sochi 15 atleti su un massino di 22 ammissibili. Oggi, secondo il ranking dettato dal regolamento di partecipazione, gli atleti col passaporto per la Russia sono 12. Cioè tre in meno.
Visto che la partecipazione alle Olimpiadi è il “core business” della Fisi in quanto parte del Coni, e che lo sci alpino è in vetta ai pensieri di Roda e compagni di Direttivo, come è possibile che non siano state adottate le misure necessarie per portare il maggior numero di atleti ai Giochi?
Presidente, consiglieri, direttore generale e direttori tecnici non hanno letto il regolamento, non l’hanno capito perché non sanno l’inglese, pensavano alla fidanzata, progettavano nuove grandi azioni dei marketing per perdere tesserati, o sono semplicemente hobbisti allo sbaraglio completamente privi di quella modestia che ti fa capire quali sono i tuoi limiti e quando è il momento di cedere il passo a qualcuno non necessariamente più bravo, ma sicuramente più competente?
Non basta essere “tecnici” per fare le cose bene. Anche il meccanico è un tecnico, ma se hai una lesione ai legamenti crociati vai dall’ortopedico e non in officina.
Ora sarebbe pura accademia chiedere le dimissioni a chi è riuscito a peggiorare una situazione già disastrata da uno sciagurato commissariamento e con non comune sicumera ha perso un milione di euro in sconti sulle tessere, senza per altro stipulare nuove sponsorizzazioni per tamponare il deficit né invertire la tendenza alla diminuzione degli iscritti.
E’ forse troppo anche sperare che si faccia da parte spontaneamente al rinnovo dei vertici federali. Non resta quindi che confidare nel buon senso degli elettori: i fondisti sanno bene chi non votare, auguriamoci che anche gli “alpinisti” si rendano conto che per il bene della federazione è meglio scegliere non “uno di loro” ma uno capace.
PS. Se in FISI ci fosse il compianto Angelo Vergani, queste ed altre cose, non sarebbero mai succedute.