Due campioni in cerca di rivincita. Il più anziano, Cristian Zorzi , che a 41 anni appena compiuti, ci terrebbe a fare l’allenatore e avrebbe tutte le carte in regola; un altro, Valerio Checchi, 34 anni, accantonato dalla squadra di Coppa del Mondo come fosse un corpo estraneo e relegato ai margini, con Thomas Moriggl e Fulvio Scola, nel gruppo di interesse nazionale. Un terzetto che se vuole riconquistarsi il posto in squadra se lo dovrà guadagnare nelle gare di selezione che prenderanno il via a Santa Caterina Valfurva a fine novembre, alla ripresa dell’attività agonistica.
Situazioni piuttosto singolari che necessitano di una spiegazione per i modi e i tempi in cui si sono verificate e per chi le ha provocate.
Per Zorzi c’era la possibilità di fare il tecnico della squadra Under 23. E’ allenatore di 3° livello, e già anni fa Sepp Chenetti lo aveva richiesto come aiuto. Per lui, affiancare il nostro miglior allenatore, sarebbe stata un’esperienza impagabile, ma il suo gruppo sportivo, le Fiamme Gialle, non diede il distacco. Si opposero a Roma il comandante Vincenzo Parrinello e, a Predazzo, il t. col. Attilio Cauli. Restò per un paio d’anni a girarsi i pollici, impiegato saltuariamente come atleta. Venne comunque schierato nell’ultima frazione della staffetta che vinse il titolo assoluto e, con Fulvio Scola, arrivò secondo a Fiera di Primiero nel team sprint tricolore (foto sopra). Ottimo bilancio anche nelle granfondo: primo nella Marciabianca, nella Val Ridanna e nella Pustertaler, chiuse al 2° posto l’Engadin Skimarathon, al 4° la Dolomiten Lauf e al 7°, primo degli italiani, la Sgambeda vinta da Northug.
Adesso lo rimettono in pista per centrare la qualificazione alle Olimpiadi di Sochi. Nel caso punterebbe alla 50 km, che nella prossima edizione dei Giochi sarà mass start in tecnica libera. Nell’intervista rilasciata a Luca Franchini per il Trentino si dichiara possibilista. “Oltre a Clara e Di Centa, che sono sicuramente competitivi in quel tipo di gara, non ci sono moltissimi specialisti. Penso di potermela giocare. Sia chiaro: se Zorzi (nella foto con il figlio Harald) andrà alle Olimpiadi, non lo farà con l’idea di partecipare all’ultima gara della carriera. Se andrò a Sochi, sarà perché in quel momento sarò uno degli italiani più competitivi e ci andrò per giocarmela, per provare a cercare il risultato, non per fare una gara d’attesa puntando ad un piazzamento. Nelle 50 km mass start di oggi si lavora molto sulla tattica e generalmente si decide tutto alla fine. Non ho più lo spunto veloce di un tempo, ma so leggere la gara”. Tornerà in pista, dunque, e con quell’ obbiettivo specifico che serve a “gasarlo”.
Anche Valerio Checchi, più giovane di 7 anni, uno dei pochissimi forti tanto in classico che a skating, ha digerito male l’esclusione dalla squadra di Coppa del Mondo nella quale ha esordito l’8 dicembre 2001 nella 10 km a tecnica classica di Cogne (71°), ha ottenuto il primo podio l’11 gennaio 2004 nella staffetta di Otepaa (2°) e la prima vittoria il 14 gennaio 2006 nella staffetta della Val di Fiemme. In gare individuali ha ottenuto la prima vittoria, nonché primo podio, il 25 gennaio 2008 nella 15 km a tecnica libera di Canmore. Ha partecipato a due Olimpiadi, Torino 2006 (38° nella 15 km, 18° nell’inseguimento) e Vancouver 2010 (19° nella 15 km, 31° nella 50 km, 9° nella staffetta) e a sei Campionati Mondiali (miglior risultato: quarto posto nella staffetta a Liberec 2009).
Sette medaglie nei campionati italiani assoluti: 2 ori (15 km a Primiero 2006 e San Cassiano 2008), 2 argenti (inseguimento a Cogne 2005 e 2008), 3 bronzi (30 km e inseguimento a Brusson 2003, 30 km a Val di Fiemme 2004).
Un elemento di primo piano, quindi, nato e residente a Subiaco, quindi il più “terrone” dei fondisti d’elite, cresciuto nello sci club ciociaro allenato da Carlo Petrini e da papà Pierluigi, già atleta delle Fiamme Gialle, allenatore e tuttora consigliere federale responsabile della Coscuma.
Una posizione, la sua in Fisi, che non ha certo portato vantaggi al figlio ma è addirittura risultata controproducente. Per evidente conflitto di interessi, infatti, non solo non ha mai potuto essere delegato al fondo, materia di cui era sicuramente il più esperto nell’ambito di ogni consiglio federale in cui è stato eletto, ma ha volutamente evitato di interferire su scelte tecniche che hanno penalizzato il figlio in più di un’occasione, a cominciare dalla mancata inclusione nella staffetta di Torino 2006 che poi avrebbe vinto l’oro con l’ormai leggendaria ultima frazione di Zorzi che ha completato con la vittoria per distacco l’eccellente lavoro di Valbusa, Di Centa e Piller Cottrer.
A Checchi, che l’allenatore Chenetti in Val di Fiemme aveva schierato in seconda frazione al posto di Valbusa per un test che non avrebbe assunto un significato definitivo in ottica olimpica, il CT Albarello a Pragelato preferì il “Bubo” che in quell’occasione se n’era andato sbattendo la porta. Il presidente Coppi, inviperito, aveva inizialmente sospeso il campione di Bosco Chiesanuova e portato il caso, poi rientrato, nella successiva riunione del Consiglio federale.
Da allora la parabola di Valerio Checchi ha toccato il culmine con il successo di Coppa nel 2008 a Canmore, dove batté Piller Cottrer, e ha iniziato la fase discendente che si è acuita in questi ultimi due anni. Nel frattempo era passato dalle Fiamme Gialle alla Forestale, ha messo su famiglia con Francesca, ha due figli (Beatrice di 4 anni e mezzo, e Filippo di un anno e mezzo) e vive fra Subiaco (dove si allena sul Monte Amiata seguito dal papà) e il centro sportivo della Forestale ad Auronzo con il tecnico Cardini.
E’ ovviamente in cerca di una rivincita, “con la voglia e la passione di 10 anni fa” ci tiene a precisare, e con una programmazione partita fra aprile e maggio con la corsa, come si faceva un tempo e con l’immancabile supervisione di Benito Moriconi, il suo “guru” fin da quando ha mosso i primi passi sugli sci. Sempre fra i primi, su oltre 2.000 concorrenti, in qualche gara su strada, lavori in pista con ripetute sui 400, e adesso skiroll con lavori lunghi e medi ad un certo ritmo, intervallati su un percorso ideale per aumentare la velocità di base. In caserma tanta spinta e lavori di forza e accelerazione insieme a sprinter giovani come Vierin. Tre sedute alla settimana di qualità, per tenere alte intensità e soglia.
Nulla lasciato al caso, insomma, in attesa delle uscite su neve. La prima fra un paio di settimane nel tunnel di Oberhof, poi a settimane alterne, sul ghiacciaio dello Stelvio, appoggiandosi alla caserma della Forestale, e quindi a S. Caterina, dove si trova come a casa sua, in vista dell’apertura stagionale.
Impegnato e motivatissimo: i primi risultati si vedranno a fine mese nelle gare di skiroll a Sovere (BG) e la prima domenica di ottobre nel Gran Prix Sportful sulla salita del passo di Croce d’Aune a Feltre dove ha già avuto modo di farsi valere.