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Un manager e non un tecnico a guidare la Fisi: lo dice anche Tita De Stalis

Pubblichiamo sotto delle considerazioni che, via Internet, stanno girando fra gli “addetti ai lavori” nel mondo degli sport invernali. Gente che con la Fisi è a stretto contatto o ha avuto a che fare sul piano dirigenziale. E’ a firma di Tita De Stalis (foto), 80 anni, di Ravascletto, per 9 anni presidente del Comitato regionale. Giornalista pubblicista, ha un blog dove scrive ciò che pensa su temi di stretta attualità, dalla politica allo sport.

Allo sport, in particolare allo sci, ha dedicato gran parte della sua vita, in modo del tutto disinteressato sul piano economico, ma con quella passione che, per gente come lui di cui si sta purtroppo perdendo la traccia, è più gratificante dei quattrini. Sostiene, e ha la mia piena solidarietà, che si dovrebbe operare a titolo di volontariato e che un presidente federale dovrebbe essere prima di tutto un manager capace, nel suo compito, di usare il pugno di ferro quando necessario.

 E porta l’esempio di Morzenti (foto sotto), il predecessore di Roda. Un tipo sanguigno, che aveva una sua linea che per la Fisi è risultata premiante. Se l’era ritrovata con una decina di milioni di debito e in tre anni l’ha riportata in attivo. Con un avanzo di 350 mila euro quando il Coni di Petrucci e Pagnozzi l’ha defenestrato per sostituirlo con la gestione commissariale del “poltronissimo” Carraro e dei suoi vice col. Parrinello e avv. Rossello. Che ha lasciato la Fisi in braghe di tela. Vicende che i lettori di questo sito ben conoscono.

L’assemblea federale elettiva, grazie anche alle Alpi Centrali che ancora una volta si sono tagliate le palle con le proprie mani, alla fine ha portato Flavio Roda sulla massima poltrona di Via Piranesi. Un inciucio di cui si sentiva la mancanza, e ne ha beneficiato un tecnico mentre, come dice il buon Tita De Stalis, sarebbe stato invece necessario un manager. Lo sosteniamo da tempo e, a quanto pare, adesso ce n’è almeno un altro che condivide.  E lo afferma con cognizione di causa, senza troppi giri di parole. Un uomo del fare, da carnico di razza.

“Non avrei il diritto di esporre il mio pensiero, in quanto con la tessera 2012, la sessantesima della mia lungamorzenti bandiera militanza nella FISI, ho chiuso con questa Federazione, dalla quale però ho avuto tantissime soddisfazioni:  mi ha permesso di incontrare tanta gente meravigliosa, mi ha permesso di arricchire il mio bagaglio di esperienza, mi ha permesso di diventare uomo. Ora, ormai bisnonno, pur non portando più in tasca quella che per lunghi anni ho considerata come una carta di credito, la Tessera FISI, non riesco comunque ad estraniarmi, perciò seguo le vicende della Federazione con l’interesse degli anni più belli, pur essendo venuto meno l’entusiasmo, il piacere dell’appartenenza.

Così osservo ciò che succede in Federazione, e di questo devo essere grato a “FONDOITALIA” che, con l’obiettività di sempre, mi tiene aggiornato su fatti e misfatti di quella che fu la mia Federazione.
Devo andare indietro di 40 anni per impostare un certo ragionamento, quando avevo come direttore dell’Azienda dalla quale traevo i mezzi necessari per la mia sopravvivenza e di quella della mia famiglia un personaggio speciale. Si trattava di un chimico triestino, avanti con gli anni, laureatosi a Vienna ai tempi di Cecco Beppe, quando Trieste faceva ancora parte dell’Impero asburgico.

Questo Signore, che conosceva perfettamente l’entusiasmo e la passione che mi legavano al mondo dello sci, era solito ripetermi : i politici dovrebbero imparare dal mondo dello sport, come si gestisce una Nazione.

E’ successo, purtroppo, il contrario: è il mondo dello sport che si è adeguato a quello della politica, e non a caso la barca fa acqua, anche se, onestamente, non so come vadano le cose nelle altre Federazioni. Ma se il CONI, che è l’organo supremo, lascia alquanto a desiderare, non c’è nulla di cui meravigliarsi; anzi, se ci si deve meravigliare, è proprio il fatto che ci sia ancora qualcuno che si meravigli di qualcosa.


Quando viene meno l’onestà, la lealtà, la volontà di costruire, di impegnarsi per il bene comune, non si può assolutamente credere che le cose abbiano un’evoluzione positiva con la sola forza d’inerzia.
Ho seguito l’operato del CONI e di qualche politico che si credeva di essere di  rango ma che di rango non era; ho seguito  la campagna di Race Ski Magazine; ho seguito le cattiverie di alcuni militanti nella feroce battaglia per eliminare Gianni Morzenti, che aveva saputo mettere in ordine i bilanci della Federazione, dopo l’era Coppi e dopo le Olimpiadi torinesi.

Gianni Morzenti non era però incline ai compromessi, e quando le cose non andavano per il verso giusto, andava giù, giustamente dico io, senza misericordia. Lui aveva in testa il bene della Federazione e lo perseguiva con la massima determinazione, ed il direttore di FondoItalia glie l’ha sempre riconosciuto.

Brusadelli, fra i tanti giornalisti che si sono permessi di imbrattare l’immagine di Gianni Morzenti, è stato forse l’unico capace di spezzare una lancia in suo favore.

roda carraroLa FISI aveva bisogno di un manager (non di quelli di Stato, sia ben chiaro):  di un manager alla Morzenti, capace quindi di gestire anche la parte tecnica. Il presidente, sorretto dall’intero Consiglio, sceglie poi i tecnici, non può succedere il contrario (si usa dire, ognuno sul proprio cantiere).

Io non conosco Flavio Roda (a sinistra nella foto con Carraro). E’ possibile che sia anche una brava persona, ma non è la persona giusta al posto giusto. Che succederà quindi nel tempo a venire e alla vigilia delle Olimpiadi russe? Difficile prevederlo, anche perché la “mucca si sta asciugando”, la politica  è come sempre impegnata a conservare i suoi privilegi, le aziende sono in difficoltà ed è perciò difficile succhiare sangue dai sassi, la gente che lavora va pagata e non è lecito pensare che possa impegnarsi solo per la gloria. Possono farlo i dirigenti, nel rispetto dello Statuto, ma coloro che hanno la famiglia da mantenere, assolutamente no.

Che fare allora? Volgere lo sguardo al passato, riabilitare gli onesti ed i capaci e buttare alle ortiche i mestatori e gli incapaci.

Io credo che gli iscritti chiedano questo: perciò il mio auspicio sarebbe quello di tornare a considerare la Tessera FISI al pari di una Carta di Credito. Sarebbe bellissimo, ed anch’io, forse, farei un pensierino e tornerei a contribuire affinché il mio Comitato torni ad avvicinarsi ai numeri di fine 20° Secolo !”

Tita De Stalis

Ravascletto, 02.08.2013

 http://titadamonaipensiero.wordpress.com

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