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Marco Selle DT del fondo? “No, lasciatemi lavorare dove sono”

Nessuna medaglia in Val di Fiemme, sci nordico in braghe di tela. E’ tornato il grande tifo, con i soliti personaggi che fanno folclore (foto sotto), ma anche lo sconcerto di fronte ai risultati che in qualche caso sono buoni ma non da podio. C’era da prevederlo, almeno per il fondo, che comunque in campo maschile qualche speranza la cullava (15k km individuale, team sprint  e staffetta), qualche certezza in più nella combinata che ha mancato anch’essa il bersaglio. Puntava su Pittin, arrivato però in Val di Fiemme certamente non al top dopo gli infortuni in cui è incappato. Squadra penalizzata dal salto e quindi impossibilità di rimonta nel fondo.Troppo alto il distacco di partenza. Il problema? Vedute divergenti fra l’allenatore del salto Ebenhoc ebilancio BarbaeMaestro quello del fondo Chenetti. Non è andata meglio nel salto: pure le ragazze inferiori all’attesa. La più in forma, Evelyn Insam, ha patito l’eccessiva  tensione.
Situazione di crisi in generale, dunque, dalla quale si deve uscire in fretta poiché  di qui ad un  anno ci sono le Olimpiadi in Russia, a Sochi, ad una quota e su piste che potrebbero favorire i nostri ragazzi più di quanto non sia avvenuto in Val di Fiemme. Bisogna quindi ripartire con il piede giusto, apportando modifiche dove sono strettamente necessarie e non per il gusto di una ventata di novità.
 Se n’è reso conto anche il presidente Roda (a sinistra nella foto con il telecronista Benincasa e il presidente del Coni Malagò) che ha in programma una serie di colloqui dai quali, come  ha prospettato Maurizio Di Giangiacomo, bilancio roda benincasa malagòpotrebbe arrivare un cambio al vertice. Cioè la  sostituzione del DT Silvio Fauner con un altro tecnico ritenuto più adeguato al ruolo. L’autodifesa di Fauner è semplice: si basa su precisi dati di fatto. Lui paga quel buco generazionale di 5 anni creato dal predecessore nel periodo che, al di là dei nostri confini, ha espresso i grandi  campioni attuali delle classi dal 1983 al 1988. I più noti sono Cologna e Northug.
Lo stesso giornalista già il 1° marzo, giorno dell’arrivo in Val di Fiemme del nuovo presidente del Coni Malagò,  gli aveva indirizzato una lettera aperta sul quotidiano Trentino/Alto Adige, caldeggiando un suo intervento nel fondo, “diventato un ambiente dilaniato da una guerra tra bande, con tanta politica e poca meritocrazia”. Due macigni nell’acqua stagnante, nella speranza che si  trovi una soluzione. Un nuovo direttore tecnico.
 Il nominativo più gettonato sarebbe quello di Marco Selle. Già atleta e allenatore delle Fiamme Oro e poi della nazionale, è attualmente responsabile del settore giovanile e del programma FuturFisi, la sola vera innovazione introdotta dalla Fisi nella stagione  che ormai va per concludersi. Gli addetti ai lavori possono confermarne la validità sul piano del lavoro;  ma anche gli spettatori che hanno seguito  il fondo alla TV, subilancio Marco Selle 2013 RaiSport e lo conoscono  come  “spalla” tecnica” del telecronista Bragagna sostengono che è bravo pure in questo ruolo.  Li ha affascinati con  quelle  spiegazioni di una chiarezza disarmante che hanno reso più gradevole la trasmissione..Oslo aveva aperto la strada, in Val di Fiemme ulteriore salto di qualità per la nostra televisione.  Magari qualche chiacchiera  di troppo, ma riprese eccezionali e tempestive.
Ebbene, è stato proprio il diretto interessato a questo cambiamento a respingere in diretta TV l’eventuale scelta  di Roda spiegando i motivi della sua contrarietà. Non culla  ambizioni di vertice, ma si sente “uomo da campo” che ricopre un ruolo che lo soddisfa in quanto lo mette in contatto diretto con i giovani. Che è il massimo per uno al quale “piace” insegnare e contribuire alla crescita personale e tecnica di chi gli viene affidato. Per il resto, eventualmente, ci sarà tempo in futuro.
Anche lui, però, ha un “sogno”, spiegato al giornalista, Gianni Dalla Costa, un altro patito e competente di fondo: “Fare dello stadio di Lago di Tesero il primo e unico centro federale dedicato alla formazione, alla crescita e alla specializzazione dei fondisti del futuro. Sulla carta non c’è ancora niente, siamo alla fase delle idee. Ma arrivare a fare come in altri paesi, che i giovani atleti li preparano tutto l’anno nei loro centri specializzati, è il necessario punto di partenza per la rinascita. Servono progetti e strutture. I primi ci sono. Nell’agosto scorso è stato organizzato un camp di FuturFisi con una sessantina di ragazzi. Li abbiamo messi a confronto con grandi campioni del passato che qui in valle non mancano: Franco Nones (nella foto sotto con Tomba e la mascotte di Fiemme 2013), Giorgio Vanzetta,  Cristian Zorzi. E’ stato fatto anche un lavoro a livello psicologico. Insomma, si è parlato di sport a 360 gradi. Non solo allenamenti, il lavoro va fatto anche a livello mentale e di entusiasmo”.
bilancio Nones Tomba SkiriQuanto alle strutture, a  Lago di Tesero praticamente c’è già tutto per farlo diventare un centro federale. Manca solo una pista di skiroll, anche solo un chilometro. Ad allungarla c’è sempre tempo. L’importante è tirar via i ragazzi dalla strada. Il poligono per il biathlon con 30 piazzole c’è già: si potrebbe sfruttare l’impianto 365 giorni all’anno. E le attuali cabine  dei commentatori TV   sono facilmente trasformabili in un ostello in grado di ospitare fino a 35 posti letto. Ci sono persino le cucine”.

Parole sacrosante, che trasudano passione sincera: se proprio Roda vuole silurare Fauner ritenendolo inadeguato al ruolo di direttore tecnico, scelga quindi un’altra persona. Oppure, come sembra sia intenzionato a fare, chieda allo stesso Fauner un progetto ben definito e credibile e ne discuta con il DT. Ovviamente, come vorrebbe Roda, non limitato a Sochi 2014, ma che vada oltre. Da 5 a 7 anni: bisogna saper guardare lontano. “Non si tratta di un atto di  sfiducia a Fauner», avrebbe spiegato il presidente, quanto di voler dare uno stimolo all’ambiente e modernizzare un settore che a lungo si è cullato sugli allori, rimanendo ancorato a schemi vecchi mentre il mondo va avanti. E velocemente”.

Circolano i nomi di chi potrebbe sostituire Fauner: il suo predecessore Marco  Albarello (nella foto all’arrivo della Marcia Gran Paradiso) da  poco in pensione;  Piller Cottrer che ha appena abbandonato l’attività ma, deve ancora maturare esperienza da tecnico; l’allenatore del fondo della combinata, Sepp Chenetti (a sinistra), che ritornerebbe al fondo che l’ha già visto indiscusso maestro. Se chenetti  coaachinvece si vuole guardare all’estero, Jochen Behle, l’ex CTcogne Albarello Arrivo02 della nazionale tedesca. Ma anche  Frederik Auckland, che è stato allenatore di Cologna ed è fratello di Anders e Joergen,  che ripetutamente hanno iscritto il loro nome nell’albo d’oro della Marcialonga.
Da escludere comunque Marco Selle, proprio perché si è dichiarato fuori e ha fatto bene a manifestarlo. Così evita possibili equivoci. Lasciamolo lavorare dov’è per evitare di bruciarlo anzitempo. In questo modo resta sempre una risorsa da giocare in futuro, sperando che nel frattempo sia riuscito a far crescere giovani interessanti.
 Quanto a Fauner (nella foto sotto con Piller Cottrer), se Roda lo volesse sostituire, si ricreerebbe la situazione incresciosa che un altro direttore agonistico, Sandro  Vanoi, ha vissuto nel 2001, dopo i  Mondiali di Lahti da dove l’Italia tornò a casa con l’argento di Zorzi nello sprint e il bronzo  della staffetta femminile (Paruzzi, Valbusa, Paluselli, Belmondo).  Bilancio ritenuto deludente da Gaetano Coppi, presidente della Fisi, fauner e pillerche ne addossava  la responsabilità a Vanoi
 Si era a Sappada, per  i campionati assoluti, Solo 3 giornalisti alla conferenza stampa con Coppi, dopo la prima giornata di gare. La defenestrazione di Vanoi per sostituirlo con Albarello, che era il suo direttore tecnico, era nell’aria da tempo. C’era solo da renderla ufficiale. Dopo 14 anni di assenza, tornavo ad occuparmi di fondo per la rivista VAI e, prima di andare alla Marcialonga come concorrente, avevo fatto tappa a Sappada. Ne approfittai  per fargli presente che sarebbe stato più giusto  che Vanoi concludesse  il suo mandato un anno dopo, a Salt Lake City, alle Olimpiadi, con gli atleti cresciuti sotto il suo mandato. Un doveroso riconoscimento per i risultati ottenuti.
Alla fine fu d’accordo anche lui: la “promozione” di Albarello slittò di un anno, Vanoi venne dirottato al Toroc per le Olimpiadi di Torino 2006, come responsabile del fondo a Pragelato. Incarico prestigioso e ben remunerato. E a Pragelato Albarello, con Chenetti allenatore, dopo la magra di Fiemme 2003 dovuta all’influenza che falcidiò la squadra (cui 2 anni dopo seguirono comunque le medaglie mondiali di Oberstdorf staffettache confermarono la bontà della preparazione), collezionò l’oro della staffetta maschile (Valbusa, Di Centa, Piller Cottrer, Zorzi) e della 50 km TL di Di Centa, il bronzo della staffetta femminile (Follis, Paruzzi, Confortola, Valbusa)  allenata da Pizio e separata in casa a seguito di attriti con lo stesso Albarello, e di Piller Cottrer nel pursuit. Un trionfo per il direttore agonistico, una soddisfazione nel suo nuovo incarico per il predecessore.
Un ragionamento analogo mi sembra doveroso anche adesso, sulla base di una considerazione precisa: e cioè che  per Sochi cambierà ben poco nella squadra schierata ai Mondiali in Val di Fiemme. Dal fondo attuale, infatti, è difficile che emergano rincalzi; tutt’al più la promozione di qualche riserva che sostituisca i titolari che dovessero deludere nel corso della prossima stagione nella quale, fra l’altro, si dovrà fare i conti con un budget ridotto all’osso. La crisi si sente: non ci sono soldi. Bisognerà tenerne conto.
Il presidente Roda, dunque,  se proprio vuole il bene dello sci nordico, ha un compito da assolvere subito:  quello di predisporre tutti gli incontri che ritiene necessari  ed esaminare i progetti che gli verranno presentati. Se si vuol cambiare, non c’è tempo da perdere. In aggiunta, però, un preciso dovere: convocare a brevissimo termine gli “stati generali dello sci nordico ma più in particolare del fondo ” ripetutamente promessi da Morzenti ma mai attuati. L’unico modo perché anche gli addetti ai lavori, mettendoci la propria faccia,  possano dare il loro contributo di idee al settore che richiede un rilancio ormai improcrastinabile.
 Su queste idee e sui progetti che riuscirà ad acquisire valuteremo se anche Roda è adeguato al suo ruolo di presidente. Personalmente ho dei dubbi, legati al fatto che questo ruolo richiede un manager e non un tecnico per quanto competente possa essere nella sua materia. La sua uscita anticipata a favore di Pagnozzi per la presidenza del Coni, poi clamorosamente mancata, ha evidenziato anche uno scarso “naso” dal punto di vista politico. Quella sortita non è certamente stata il modo migliore per ingraziarsi Malagò, ilroda conci modena successore di Petrucci, per quando si dovranno chiedere finanziamenti per la preparazione olimpica.
 Per quanto riguarda il fondo, finora ha dimostrato di capirci poco e si è mosso in ritardo. C’è possibilità di recuperare, ma deve spicciarsi. Diversamente non mancheranno i motivi per farlo saltare quando, dopo Sochi, si andrà alla nuova assemblea federale elettiva. La precedente l’ha eletto a seguito dell’inciucio con la corrente maggioritaria delle Alpi Centrali che, al ballottaggio con Conci (foto), gli ha assicurato i voti di Ghilardi eliminato con Noris al primo turno. Un’occasione  che difficilmente si ripeterà. Dovrà dunque guadagnarsi qualche benemerenza: cominci dallo sci nordico.
Ma c’è dell’altro. Con il nuovo statuto, imposto da Petrucci, le scelte tecniche spettano al presidente e il consiglio federale ne viene a conoscenza solo quando le deve ratificare e questo fa venire il fottone a chi si sente scavalcato.  Una mozione di sfiducia, come è capitato a Coppi non è da ritenere irreale. La ricerca di un sostituto più credibile, ovviamente, è già stata avviata. Ci si può scommettere.

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