Siamo di fronte all’ennesima indecenza: nessun atleta degli sport invernali è stato eletto nel Consiglio nazionale del Coni. E questo conferma, come ha spiegato in più di un’intervista Pietro Piller Cottrer, campione olimpico e mondiale che, come Lara Magoni, aveva avanzato la sua candidatura, che “le forze organizzate finiscono col fare premio sulle caratteristiche e le qualità del’ singoli. E che una federazione come la Fisi, che ingloba in pratica l’80 % degli sport di un’Olimpiade intera, non sia rappresentata a livello di atleti. Lo avevo detto nel mio intervento, ma non è bastato. Forse vanno rivisti i meccanismi di voto, anche in base ai numeri dei tesserati. Gli eletti hanno detto che faranno i portavoce di tutti, ma è chiaro che un atleta di uno sport estivo ha problematiche ben diverse di uno che fa uno sport invernale. Tra l’altro, non è stato eletto nemmeno Giacomo Leone della Fidal, così anche l’atletica è esclusa”. Parole sante, inconfutabili.
Gli eletti? Alessia Arisi (tennis tavolo) 60 voti, Antonio Rossi (canoa) 52, Damiano Tommasi (calcio) 47, Marco Durante (golf) 45, Josefa Idem (canoa) 43, Mara Santangelo (tennis) 41, Raffaello Leonardo (canottaggio) 39, Annamaria Marasi (pallavolo) 38, Giampiero Pastore (scherma) 38. Solo 8 voti per Pietro Piller Cottrer.
Fra i “promossi” due soli rappresentanti di sport molto popolari: uno alla pallavolo e, per la prima volta, uno al calcio. Lo sport che Malagò, candidato contro Pagnozzi alla presidenza del Coni, non avrebbe mai voluto nel Comitato olimpico nazionale. E’ invece rimasto fuori lo sci, lo sport che contribuisce a far vivere la montagna. In ballo resta ancora la candidatura, per la giunta nazionale del Coni, dell’olimpionico bellunese Oscar De Pellegrin. Le elezioni si terranno il 19 febbraio.
Quanto successo è il bel risultato della riforma Melandri che, prevedendo la presenza nel Coni anche di rappresentanti di atleti, tecnici e di varie espressioni del mondo sportivo, puntava a garantire una pluralità di voci che rischiano invece di essere portatori di idee altrui. Come sarà probabilmente anche in questo caso nel quale la casta che governa il carrozzone del Coni ha trovato il modo di procrastinare nel tempo la propria gestione portando il segretario generale Pagnozzi a succedere a Petrucci . Di male in peggio, e sempre restando all’interno dell’apparato: da Pescante, che aveva poi. fatto le scarpe a Gattai, in poi.
E questo è capitato perché, su sollecitazione degli ambienti del Coni ( leggasi Pagnozzi) , nuovo presidente in pectore del Coni (occhio però: il saggio dice che chi entra in conclave papa ne esce cardinale, ricordiamolo senza gufare) la Fisi aveva mandato all’Acqua Acetosa due candidati sicuramente capaci e dal prestigio indiscusso: Pietro Piller Cottrer e Lara Magoni. Il primo ha sulle spalle quattro Olimpiadi, la seconda tre, oltre a un rosario di medaglie e podi nelle Olimpiadi, nei Campionati mondiali e in Coppa del Mondo.
Hanno raccolto una manciata di voti, ritrovandosi ben lontani dalla possibilità di essere eletti. In poche parole sono stati mandati allo sbaraglio, rimediando una figuraccia. Non tanto loro, quanto la Federazione. Che dimostra di non aver alcun peso “politico” in senso lato. Cosa che si traduce nella perdita di consenso e di seguito.
Non siamo di fronte ad un episodio trascurabile, soprattutto perché arriva dopo i dati che confermano una flessione nel tesseramento e di conseguenti introiti (la perdita si aggirerebbe sul milione di euro). I consiglieri federali, ma anche tutti gli iscritti per quanto in loro potere, si dovrebbero interrogare sulle cause e cercare rimedi tempestivi. Perché, quando la situazione sarà deteriorata, a qualcuno farà anche piacere puntare il dito e affermare che lui l’aveva detto, ma noi preferiremmo vedere una Federazione in ottima salute, capace di raccogliere successi e di seminare per raccoglierne ancora di più in futuro.
Forse sarebbe il caso di chiedere cosa ne pensano (e se pensano in chiave sportiva!!) Frattini, maestro di sci ad honorem ed ex Ministro senza prove come l’ha definito Dagospia, o l’imprenditore Falez, del SAI Roma, che tanto si sono adoperati per mandare a casa Morzenti e far commissariare la Fisi, e che in materia di campioni olimpici hanno competenza avendone qualcuno nel proprio sodalizio.
Senza voler approfondire, ci permettiamo di far presente al presidente Roda (nella foto con Pagnozzi) che, per contare nella stanza dei bottoni (cioè dove si decidono provvedimenti normativi e finanziamenti), occorre investire tanto tempo in relazioni pubbliche, coltivare rapporti personali, appoggiare i rappresentanti della federazione nei vari consessi, dotandoli dei mezzi necessari, ma soprattutto senza mandarli allo sbaraglio.
Nel caso delle elezioni per il Consiglio nazionale del Coni, i candidati atleti dovevano esser scelti per tempo in modo di poter predisporre un programma ampio e soprattutto per farlo conoscere; dovevano essere supportati nel farsi conoscere dai colleghi delle altre discipline, e raccogliere le loro esigenze per integrare i programmi.
Prima di ogni elezione, e Roda lo sa bene poiché ci è passato ed è stato promosso con l’inciucio delle Alpi Centrali, c’è un intenso lavorìo fatto di incontri e di scambi di opinioni. Non basta presentarsi con un bell’aspetto e un ottimo curriculum: occorre guadagnarsi la fiducia di chi vota e questo non avviene nella giornata del voto ma nelle settimane e nei mesi precedenti.
Di queste cose sono perfettamente a conoscenza sia Roda che i consiglieri federali. E allora chiediamo: perché esporre a sicura sconfitta due icone dello sci? Visto che i voti degli atleti sono importanti per l’elezione del prossimo presidente Coni, c’è forse qualche accordo fatto sottobanco ma che dovremmo conoscere?
Francamente speriamo che sia così, perché se Piller Cottrer e Lara Magoni – e con loro l’intera Fisi – hanno rimediato una magra del tutto gratis a causa della negligenza o dell’imperizia dei vertici federali, allora c’è da chiedersi se in via Piranesi ci siano le persone giuste o qualche dilettante che vuol finire in gloria la propria carriera nel mondo dello sport.
Brutta tegola, dunque, per Pietro Piller Cottrer, che è andato a Roma ancora alle prese con l’infortunio che gli è capitato alla Marcialonga: una caduta in discesa che lo ha sbattuto contro una staccionata a passo San Giovanni, rimediando una brutta distorsione al ginocchio destro, costringendolo quindi al ritiro. Un crociato messo neppure troppo male, ma con il collaterale che ha subìto uno stiramento di 3° grado che lo costringe a portare un tutore e stare a riposo per almeno 30 giorni. Stagione finita, per ora, impossibilità di mettere una ipoteca sulla prossima per puntare alle Olimpiadi di Sochi, anche perché ha già alle spalle due stagioni negative e non sa come potrà configurarsi la prossima.
Ancor più incavolata di lui Lara Magoni che è in piena campagna elettorale regionale, alla ricerca di un posto al “Pirellone” nella lista civica guidata dal professore di Storia delle dottrine politiche alla Statale Stefano Bruno Galli che affianca Maroni. Entrambi si sono presentati a Roma con l’etichetta di “pagnozziani” dopo l’improvvida uscita di a Roda alla festa della Fisi a Modena, quando il presidente, senza che nessuno glielo avesse chiesto, dichiarò che gli sport invernali si sarebbero schierati per Panozzi.
Con Roda, quindi, ce l’ha anche Lara Magoni perché, dice, “non ha saputo gestire questa situazione. Due candidati della sua federazione mandati allo sbaraglio e umiliati in sede di votazione: Pietro fra gli atleti, lei fra i tecnici. Categoria, questa, che fra i 12 candidati ne ha visti 5 non riportare nessun voto e lei, con i suoi 9, risultare settima di una lista che prevedeva 6 posti già blindati ed equamente suddivisi fra Pagnozzi e Malagò, l’altro candidato alla presidenza”.
Incapacità o precisa tattica, quella di Roda, che illudendosi, forse dietro precedenti promesse di Pagnozzi, di farlo entrare nella Giunta nazionale, avrebbe preposto la sua persona a quella dell’atleta e del tecnico in questa tornata elettorale del Coni? Di certo un risultato l’ha già ottenuto: la dimostrazione che la Fisi a Roma conta meno del 2 di picche quando si gioca a briscola. Per di più nel posto in cui la Fisi, che ha sede a Milano, è vista come il fumo negli occhi.