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Tesseramento Fisi in crisi? Opportuni gli Stati generali della montagna

La stagione si è avviata, ma come sta andando il tesseramento Fisi? Lo sconto sulla tessera e il premio alle società sono stati sufficienti per attirare nuovi appassionati? Per ora non si conoscono dati ufficiali, quindi non resta che fare un rapido sondaggio. Alla buona, ma è pur sempre qualcosa. E i presidenti  sentiti non sono esattamente entusiasti. Primo, perché lo sconto di 10 euro viene percepito come “farlocco”, dal momento che costringe a farsi un’assicurazione integrativa che ha un costo variabile da 45 a 95 euro. Secondo, perché le facilitazioni che si ottengono con la tessera non hanno un “appeal” sufficiente a motivare nuove adesioni. Probabilmente  la differenziazione delle tessere avrebbe dato migliori risultati.
Se le voci raccolte dovessero rivelarsi fondate e generalizzate, il futuro prossimo della Fisi sarebbe grigio, anzi grigio scuro quasi nero. La spiegazione è semplice: restando immutato il numero dei tesserati, la Federazione incasserebbe parecchie centinaia di migliaia di euro in meno e sarebbe costretta a tirare la cinghia più di quanto già faccia, mentre gli iscritti – come abbiamo spiegato – sborserebbero di più. In altre parole, l’operazione “tessera con lo sconto” si rivelerebbe un vantaggio soltanto per gli assicuratori.
 C’è poi da considerare che in clima di revisione di spesa il Governo, che in questo momento sembra stia arrivando al capolinea, aveva già deciso di tagliare altri fondi al Coni. E’ quindi prevedibile che i trasferimenti alla Fisi saranno ulteriormente decimati anche se il presidente Roda, anticipando i tempi, senza che nessuno glielo avesse  chiesto  e, con tutta probabilità, all’insaputa del Consiglio federale, ha manifestato il suo voto favorevole a Pagnozzi  candidato a prendere il posto che, per quattro mandati, nel bene e nel male è stato di Petrucci.
Una mossa, quella anticipata da Roda a Skipass (foto), fatta nella  speranza, più che nella certezza, che il nuovo presidente abbia poi un occhio di maggior riguardo per la Fisi quando si tratterà di elargire contributi. Ma intanto il minior introito del tesseramento si traduce in minori risorse da destinare a quella che dovrebbe essere la  “mission”  della Federazione.
Parliamoci chiaro: una crisi economica così dura e così lunga chi se la ricorda? Le ripercussioni sullo sport sono inevitabili, quindi sappiamo tutti che il compito del presidente Roda e dell’intero Consiglio Federale non è facile. Ma è altrettanto vero che la crisi non è scoppiata ieri pomeriggio, sono ormai 4 anni che ce la trasciniamo e chi ha chiesto fiducia ai tesserati lo sapeva benissimo.
Sapeva di dover andare incontro a tempi duri, sapeva di dover escogitare qualcosa di nuovo se non di rivoluzionario per allargare la base dei praticanti. Perché se è vero che la gente spende meno, è altresì veroroda modena salone che non ha ridotto la spesa per settori come i gadget tecnologici (che non sono un investimento, poiché diventano obsoleti in meno di due anni) o alcune branche del divertimento.
Roda, che ha sempre  posto l’accento sul suo essere tecnico quando è convinzione generale che a presiedere una federazione sarebbe meglio un manager, ha ricevuto la fiducia degli Sci club forse anche perché un tecnico – data la sua frequentazione con i praticanti – dovrebbe conoscere meglio di altri gli umori e le tendenze della base. Lui, però, era e resta un presidente di transizione: fino a Sochi 2014. Se avrà operato bene potrà cercare la riconferma; altrimenti bisognerà cominciare a guardarsi attorno fin da adesso per non farsi trovare spiazzati al momento.
 Infatti non va dimenticato che a determinare l’esito di  un’elezione che non sarebbe mai avvenuta, sono state le amenità registratesi all’assemblea federale elettiva dove le Alpi Centrali per l’ennesima volta si sono presentate spaccate. Non solo hanno perso il treno, ma hanno anche indirizzato il proprio pacchetto maggioritario di voti sul candidato che, diversamente, sarebbe uscito perdente. Con il risultato – attuale – che  dal suo cilindro sono usciti lo sconto di 10 euro e il premio di 5 alle società per ogni tesserato in più rispetto allo scorso anno.
 I fatti, ad oggi, ci dicono che ciò non è bastato. Eppure la montagna, e la neve in particolare, hanno un fascino indiscutibile per il semplice fatto che lo sport ha sia attrattiva sia utilità sociale; quindi sarebbe necessario sviluppare sinergie e trovare codici di comunicazione più efficaci. Non basta rimboccarsi le maniche, ma bisogna far lavorare, e molto bene, il cervello. Cosa non proprio facile e non alla portata di tutti.
Ma è anche necessario avere l’umiltà di mettersi in ascolto, raccogliere e analizzare il malcontento, le ragioni di chi ha deciso di non rinnovare la tessera, consultare chi ogni giorno è a contatto con la base e ne sonda bisogni e aspettative. In parole povere, non sarebbe una cattiva idea organizzare gli Stati generali della montagna per raccogliere idee innovative, proposte, energie.
La discussione e il confronto sono sempre momenti di crescita, anche in tempi di crisi. Purché si agisca tempestivamente, perché quando i conti vanno fuori controllo, allora diventa imperativo rivolgersi ai tecnici. Sì, a quelli contabili, come i curatori fallimentari. E a quel punto non c’è buona idea che tenga, perché a comandare saranno soltanto le forbici.
Tagli come sta tentando di fare la politica, che però colpiscono la massa ma preservano la casta che mantiene inalterati i suoi privilegi e ripresenta sul proscenio chi ha sempre operato solamente per i propri interessi e non quel popolo al quale viene sottratta anche la possibilità di determinare il voto con la preferenza piuttosto che con la nomina dall’alto.  
E già che siamo in tema di confronto, sarebbe indispensabile, oltre che opportuno, che anche il fondo cominci a guardare al suo futuro in attesa di quel rilancio fin qui mancato a .livello tecnico e dirigenziale oltre che atletico. Sono sempre le stesse facce che girano. E’ decollato FuturFisi, ed è stato un buon passo in quanto affidato alle persone giuste, ma non è sufficiente di fronte alla crisi generale dei gruppi sportivi militari in fase di sbaraccamento. E non più in grado di offrire quelle garanzie che, ancora nel passato recente ma adesso non più, hanno dato continuità allo sport italiano.

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