Voci sempre più insistenti sostengono che l’Ufficio di presidenza della Fisi abbia deciso di impegnare tutti i fondi derivanti dai diritti televisivi dei prossimi quattro anni per far fronte ai debiti in scadenza. Sarebbero stati anticipati anche gli incassi del Pool Italia. Sarà vero, oppure no? “A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina” diceva Andreotti, uno che la sa lunga. Un aforisma che centra in pieno la situazione. Tanto è vero che, dovunque ci si giri, la musica che suona è sempre la stessa, ed è strano che nessuno si senta in dovere di rendere pubblico – almeno ai tesserati – ciò che gli organi della Federazione decidono.
C’è da augurarsi che i soldi non siano già usciti dalle casse della Fisi perché, se così fosse, non solo si dovrebbe registrare una grave scorrettezza nei confronti di coloro che subentreranno agli attuali vertici, ma soprattutto si metterebbe seriamente in pericolo l’equilibrio economico della stessa federazione che, dopo decenni di bilancio in profondo rosso, era finalmente uscita dalle secche.
Il presidente Roda, dopo la gestione commissariale anodina di “poltronissimo” Carraro, si è trovato nella non invidiabile posizione di dover far fronte a degli imprevisti come l’adempimento al decreto ingiuntivo richiesto dalla Informatica System per 400 mila euro. Tuttavia, impegnare fondi che vanno al di là del suo mandato temporale, non è certo la soluzione. Ciò vale anche per gli impegni di altri contratti!
A giustificazione, si dice che comunque dal Coni l’anno prossimo arriveranno altri fondi poiché si dovranno preparare le Olimpiadi di Sochi. Già, ma questa è una previsione: non c’è alcuna certezza di quanto e come arriveranno, né tantomeno di quando. E soprattutto si tratta di denaro da destinare alla preparazione e alla trasferta degli atleti, non a tappare le voragini lasciate dalla gestione commissariale voluta, imposta e scelta dal Coni quando è stato fatto fuori Morzenti. Il quale, sarebbe opportuno ricordarlo anche a futura memoria, si era trovato fra le mani una federazione senza più neppure le classiche braghe di tela e l’aveva rimpannucciata, riportandola anche in attivo.
E, diciamolo francamente, non è scodinzolando dietro al dott. Pagnozzi (nelle foto con Roda e con ll’assessore trentino Mellarini e il presidente di Nordic Ski Fiemme De Godenz) candidato favorito alla presidenza del Comitato olimpico nazionale che si possono ottenere i fondi necessari per una buona gestione. Semmai si raccattano le briciole. E questo non è giusto per la Fisi, che ha una sua storia gloriosa e non è una di quelle federazioni che hanno più società che atleti. Non meravigli un’affermazione del genere: nel Coni attuale accade anche questo, cioè che ci siano società senza nessun atleta che abbia mai partecipato ad una gara ufficiale, che però percepiscono fondi destinati alla gestione.
Ma a gestire che cosa? Ovvio, compensi e spese di rappresentanza dei dirigenti. Che non è certo il caso della Fisi la quale, pur con un tesseramento che va progressivamente a picco e dovrebbe essere rilanciato con modalità diverse da quelle attuate, è fra le federazioni che hanno tuttora il maggior numero di tesserati e di praticanti e, più ancora, di medaglie olimpiche e mondiali. Quindi si è guadagnata dei diritti e li deve far valere, coinvolgendo opinione pubblica e istituzioni e non nascondendo eventuali magagne sotto il tappeto. Come si fa con la polvere.
Roda, quando si è saputo che gli impianti di Cesana stavano per chiudere, avrebbe scritto a Napolitano. Il che farebbe pensare che, quando a scuola frequentava le lezioni di educazione civica, pensasse a quale sciolina usare, o come piantare i pali, se oggi non ha ancora capito che il Capo dello Stato, tra promulgare leggi, studiare il modo di indire elezioni e referendum, presiedere il CSM e comandare le Forze Armate, non ha tra i suoi compiti quello di mediare tra società private ed enti locali per salvare impianti sportivi.
Sarebbe perfettamente inutile tirarlo per la giacca dalla parte sbagliata. Il problema, semmai, può interessare il ministro Gnudi, che oltre ai compiti di promozione dell’attività sportiva, ha pure quelli di vigilanza sul buon impiego dei fondi pubblici erogati per lo sport. D’accordo che è ancora fresco di nomina, ma bisognerebbe cercare di ricordarglielo.
Visto quanto si diceva sopra a proposito del commissariamento, sarebbe meglio, e più produttivo, che il presidente della Fisi mettesse al lavoro gli avvocati per un’azione di responsabilità verso la triade commissariale che per negligenza, imprudenza, imperizia o dolo hanno danneggiato la federazione. Perché non coinvolgere la Corte dei Conti?
Quando mai Pagnozzi si è interessato di sport invernali? Eppure, di colpo, si è fatto vedere in via Piranesi e poi a Modena Fiere. Dove ha incontrato anche l’assessiore trentino Mellarini e il presidente di Nordic Ski Fiemme De Godenz e dove c’era parecchia gente, tanto all’esterno come nello stand di Sciare magazine (da cui riprendiamo le foto), battezzato per l’occasione Piazza Sciare. E questo dimostra che gli sport invernali hanno ancora un seguito che bisognerebbe saper sfruttare.Certo, sta facendo campagna elettorale, ma c’è anche chi sospetta che questo improvviso amore per la neve non sia poi così candido: i suoi sponsor Petrucci e Carraro come hanno trattato la Fisi? Con che faccia si è presentato? E se la Fisi, prima delle elezioni, chiedesse il conto? Questo è un diritto di ogni singolo tesserato! Qualcuno ci potrebbe anche pensare….
Roda, pur di non disturbare i manovratori, sembra abbia preferito utilizzare i soldi dei diritti televisivi, contando sui contributi per le Olimpiadi. Ma spendere soldi che non si hanno in tasca, significa ipotecare il futuro. Ma è possibile che il recente passato non abbia insegnato niente? Ci siamo già scordati di quando non c’erano soldi in cassa per pagare gli allenatori?
E questo è accaduto per la gestione certamente non oculata dell’ex presidente Coppi quando si è fidato delle promesse delle persone sbagliate. E non ha agito certo in malafede, ma per un eccesso di generosità, forse accompagnato da un po’ di megalomania. Sta di fatto che i risultati sono stati disastrosi, tanto più perché hanno finito per sommarsi a debiti pregressi già allucinanti di per se stessi.
Oggi ci si sta avviando sulla stessa strada, anche se per motivi diversi. E’ meglio fermarsi per tempo, e chiamare ciascuno alle proprie responsabilità. A cominciare dai revisori dei conti. Toccherebbe anche al Coni vigilare, ma questa è altra storia. E, soprattutto in ambito Coni, è necessario che si faccia valere il peso della Fisi. Che va al di là delle intenzioni manifestate dal presidente che a Modena ha anticipato il suo voto a favore di Pagnozzi (foto), e non ci sarebbe da meravigliarsi se il consiglio federale non ne fosse stato informato.
Del resto non sarebbe la prima volta che fa calare le sue scelte dall’alto. Lo prevede il nuovo statuto, guardacaso imposto anch’esso dal Coni. Che l’ha fatto studiare e redigere da un Napolitano: che non è il Presidente della Repubblica, ma il figlio Giulio, avvocato prediletto dal Coni.
Nessuno può impedire al presidente Roda di dare il suo sostegno all’attuale segretario generale candidato per la presidenza del Coni, purché questo non vada a danno dei tesserati. Prima, però, prenda coraggio e si decida a chiamare il “poltronissimo” e a chiedergli conto di ciò che ha fatto, ma soprattutto di ciò che non ha fatto. Altrimenti porterà la federazione a incagliarsi di nuovo sulle secche di un bilancio fallimentare, e tutto per aver incocciato uno scoglio inatteso, come la Concordia all’isola del Giglio. Non aspetti, come è capitato al comandante Schettino, che arrivi il Capo Sezione Operativa della Capitaneria di Porto di Livorno, De Falco a intimargli, coram populo: “torni a bordo, cazzo!”. Il coraggio, del resto, l’ha già dimostrato avviando il progetto FuturFisi (nella foto sotto i giovani fondisti in Val Senales) e questa sarebbe una buona occasione per farlo valere nuovamente.
E questo dovrebbe valere anche a proposito della verifica dell’andamento del tesseramento (nella foto in alto la consegna della tessera n. 1 a Tomba – Pentaphoto) che, se va di questo passo, segna l’indice di una proiezione di perdita finanziaria previsionale di circa 900.000,00 euro ( novecentomila ), calcolando che la Fisi incasserà 10 euro in meno per ogni tessera dei 90.000 tesserati. Sempre che non diminuiscano ulteriormente.
Tutto ciò senza che nessun consigliere federale o presidente regionale se ne debba occupare più di tanto.
Fisi: in attesa del Coni, si spendono in anticipo i proventi dei diritti TV?
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