Lunedì 6 agosto
Arrivo a Bellamonte, gli allenatori decidono di smistare i ragazzi dei vari comitati dividendoli nelle camere per dar loro la possibilità di conoscersi.
Martedì 7 agosto
Alle ore 8 ci troviamo al campo sportivo di Predazzo dove ci vengono presentati vari allenatori tra i quali ci saluta Marco Selle, l’ideatore di questo camp. Ci dividiamo tra allievi, aspiranti, io sono un allievo e il mio gruppo inizia a fare pre-atletismo, dopo mezzora ci suddividiamo ulteriormente in tre gruppi (A – B – C).
Sono nel gruppo C con un allenatore facciamo tecnica dell’alternato e pattinato a secco, cosa non troppo complicata ma molto interessante, dopo proviamo un percorso di gimkana facendo delle variazioni e prendendo qualche tempo. Finito l’allenamento ci avviamo verso Bellamonte.
La sera ci aspetta l’incontro con uno psicologo a Lago di Tesero; l’esperto è molto bravo, riesce a coinvolgerci con battute scherzose in modo che noi non ci annoiamo ma seguiamo interessati. Ci parla della relazione tra tecnici/genitori e tecnici/atleti, riesce a renderci tutti partecipi al suo discorso.
Mercoledì 8 agosto
Ore 8 partenza per Capriana, cinque km in tecnica libera: i primi 4 km sono in piano e l’ultimo in salita. Dopo aver provato il percorso, siamo tornati giù a piedi e poi siamo partiti per la prova a cronometro: diciamo che ero già un po’ stanco prima di partire! Sono partito per primo, dopo le femmine, tenendo subito un passo veloce per i primi 4 km così la parte in piano è passata abbastanza velocemente, nella prima parte della salita ero ancora discretamente fresco, ma dopo qualche tornante iniziava a farsi sentire la fatica. Ho comunque concluso con il miglior tempo, alle mie spalle c’era Mario Sipari con 19 secondi di svantaggio.
Siamo andati all’albergo per mangiare e riposarci. Il pomeriggio alle 4 siamo ripartiti per Stava, dove abbiamo fatto vari esercizi: addominali, equilibrio e tecnica. La sera dopo mangiato siamo andati a vedere il salto sull’erba sintetica dal trampolino, un allenatore ci ha spiegato le varie tecniche per saltare.
Giovedì 9 agosto
Ore 8 si parte per il passo Manghen, 5 km in alternato, abbiamo provato il percorso, non era troppo duro. Si partiva con i distacchi del giorno prima, io partivo per primo, dopo di me Mario a 19 secondi. I primi 4 km li ho fatti con lui che intanto mi aveva recuperato, all’ultimo km è arrivato un valdostano che il giorno prima aveva fatto il quinto tempo. La prova finisce con il valdostano che arriva primo, io secondo. Il pomeriggio abbiamo un po’ giocato, per riposarci. La sera sono venuti a trovarci Nones, Vanzetta e Zorzi, che ci hanno parlato delle loro gare e di come hanno vissuto le vittorie e le sconfitte.
Venerdì 10 agosto
Ultimo giorno, ci spostiamo sul Cermis, dove è stata fatta l’ultima salita del Tour de ski. Abbiamo cominciato con una corsetta, poi un po’ di balzi con i bastoni simulando l’alternato e il pattinato, infine abbiamo fatto delle progressioni con i bastoni.
Secondo me questo camp è stato un progetto utile dove ho conosciuto molti sciatori forti e sarebbe bello ripetere altre volte un’esperienza come questa.,
Il diario è di Francesco Becchis (nelle foto con gli sci a Passo Cereda Penice e sugli skiroll a Bobbio Penice), classe 1997, di Boves in provincia di Cuneo. Un ragazzo che allo sci di fondo ci è arrivato da poco. Viene dal pattinaggio a rotelle, ha cominciato a fare skiroll nella stagione estiva e si è dedicato al fondo in quella invernale, con risultati che lo hanno portato nella squadra del Comitato piemontese. Passione e tanta buona volontà, subito in evidenza. E’ alle prime armi, quindi tutto da scoprire.
A questo “camp” di FuturFisi era fra i più giovani e si è trovato a scoprire un mondo nuovo, a imparare “a secco” la tecnica dello sci con tanti esercizi propedeutici di una multisciplinarietà che mai si sarebbe immaginato avessero quella specifica destinazione. Li dovrebbe poi ripetere a casa con il suo allenatore e i compagni di squadra in attesa del ritorno della neve quando potrà applicarvisi con gli sci stretti.
Non è un discorso nuovo quello di FuturFisi lanciato dal presidente della Fisi, Flavio Roda, tutto da sviluppare in un’ottica diversa da un passato di arruffoni. Roda l’ha affidato a Marco Selle il quale, dopo essere stato allenatore delle nazionali maschile e femminile, era poi stato improvvidamente defenestrato. Non c’era il minimo motivo perché l’ex presidente Morzenti prendesse questa decisione che evidentemente qualcuno gli ha suggerito a suo tempo. Il suo successore gli ha reso giustizia.
Il posto se l’è guadagnato per meriti. Per esperienza e conoscenze tecniche che non gli mancano visto che ha fatto la gavetta al fianco di Sepp Chenetti, il nostro miglior allenatore, nelle Fiamme Oro e poi con le squadre azzurre. Adesso gli è stato affidato il compito più delicato: quello di far crescere i giovani colmando un vuoto generazionale, e come prima mossa ha riportato nell’ambiente altri tecnici maturati con Chenetti mettendo insieme uno staff di sicuro affidamento.
La Fisi, quella centrale, la sua parte l’ha fatta reperendo i fondi che possano garantire la continuità di questa operazione anche negli anni a venire. Adesso toccherà alla base, Comitati regionali e sci club, operare perché quanto viene insegnato in questi raduni trovi applicazione sul territorio. La periferia, insomma, deve imparare a muoversi con altrettanta lungimiranza e celerità, accantonando schemi ormai vetusti e orgoglio campanilistico che non ha ragione di esistenza se non per la sopravvivenza di personaggi che hanno fatto il proprio tempo, disposti a fare carte false pur di non mollare il pallino.
Siamo di fronte ad una didattica che non deve esaurirsi nei camp ma andrebbe insegnata anche a livello di Comitati e società attraverso gli allenatori invitati a questi raduni: il sistema più pratico perché i metodi di programmazione e di allenamento e l’applicazione della tecnica siano finalmente univoci. Tecnica dimostrata direttamente dagli stessi sul terreno, non semplicemente spiegata. E se da soli non dovessero bastare, sarebbe certamente più proficuo che venissero affiancati da qualche elemento dello staff di FuturFisi. La Valle d’Aosta l’ha fatto con Tovagliari.
In fin dei conti, mutuando un vecchio detto, costa meno ed è più produttivo portare Maometto alla montagna che non viceversa. E’ l’unico modo perché, in un tempo ragionevole, non arrivino più in squadra atleti che i tecnici delle nazionali devono poi reimpostare. Come fece a suo tempo Chenetti, servendosi degli skiroll, aborriti dalla maggior parte degli allenatori di fondo, per correggere la tecnica dello sci. C’è più di un campione olimpico e mondiale che gliene dovrebbe essere grato.
Come estendere ai Comitati e agli sci club la metodologia di FuturFisi
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