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La gerontocrazia del Coni e delle Federazioni continua anche dopo le Olimpiadi

L’Italia ha surclassato tutti nelle Olimpiadi di Londra. Il medagliere dice un’altra verità? Semplice: è incompleto. Tra ori, argenti e bronzi assegnati nelle varie discipline (a Londra erano di più le discipline Olimpiche che a Pechino; abbiamo vinto solo un bronzo in più…. ma fallito con gli sport più popolari come atletica, nuoto, ciclismo e canottaggio); inoltre non si tiene conto di una in-disciplina che ci vede imbattuti e imbattibili campioni universali: lo sperpero di denaro. Pubblico, ovviamente: ci si guarda bene dall’impoverire le proprie tasche, più facile mungere quelle dei contribuenti. Che devono pagare e tacere, così vuole la legge.
Non vogliamo rovinare il ferragosto a chi ci legge rivelando cifre che non sono ancora definitive (per difetto), ma ci sono evidenze sotto gli occhi di tutti:  la delegazione olimpica italiana a Londra si è distinta per “generosità” e presenzialismo. Per contro i risultati sportivi non entusiasmano? Pazienza, sarà per la prossima. Tanto la colpa, si sa, non è mai di chi dirige lo sport. Anzi, loro sono intoccabili e inamovibili. Anche nei doppi incarichi di amministratori Coni e Coni Servizi, dove il controllore controlla il controllato.
Alcuni esempi, poi, di gerontocrazia legata non solo all’età ma all’anzianità di servizio: Sabatino Aracu è presidente della Federazione Hokey e pattinaggio da 19 anni, Franco Falcinelli presidente della Boxe da 11 anni, Matteo Pellicone, classe 1935, è presidente della Federazione Judo Lotta Karate dal 1981, ma non basta: ha come vicepresidente il fratello. Giancarlo Dondi, 77 anni, presiede la Federazione Rugby da 16 anni, mentre un altro ultrasettantenne, Giancarlo Bolognini, comanda gli sport del ghiaccio da tre lustri; gli fa buona compagnia un altro arzillo vecchietto, Riccardo Agabio, vicepresidente del Coni e da “soli” 12 anni presidente della federazione Ginnastica (nella foto con il presidente Napolitano). Gli amanti degli sport invernaliAGABIO E NAPOLITANO lo ricordanono ancora oggi per essere stato commissario straordinario della Fisi: un disastro.
L’Italia si distingue anche per altri due motivi: il primo, molti presidenti di federazione sono anche, o sono stati, parlamentari e quasi sempre in partiti di governo; l’altro motivo è che le cariche dirigenziali si tramandano da padrino in figlioccio.
Lo sport, ormai da decenni, è governato da dinosauri inamovibili, che non hanno mai ascoltato un dirigente di società o di Comitato, pronti a scodinzolare con il potente di turno e a vendicarsi ferocemente con chi non sta al loro gioco. Prassi che sembra irreversibile.
Petrucci è in scadenza di mandato. Chi gli succederà? Nei mesi scorsi in pole position c’era Abete, ma dopo i disastri venuti alla luce nel calcio, la sua candidatura è stata rimessa velocemente nel freezer, in attesa di giorni migliori. E allora ecco spuntare un volto nuovo: nientemeno che il prode Raffaele Pagnozzi, segretario generale del Coni dalla bellezza di 19 anni, ma in servizio dal 1973. Non c’è che dire: un clamoroso segno di discontinuità. Proprio quello che ci voleva.
In veste di outsider c’è Giovanni Malagò (a sinistra nella foto in alto, con Petrucci e Pagnozzi): presidente del Circolo Canottieri Aniene e già da qualche anno nella giunta presieduta da Petrucci.
Perché è così difficile rinnovare i vertici di uno sport che appare ormai plastificato? Soldi. Il Coni ha un bilancio di 464 milioni di euro, 45 federazioni sportive, 11 milioni di tesserati. Un bel bacino elettorale e di affari, che attrae, come le sterco le mosche, avventurieri politici e arrampicatori economici. Categorie di persone, queste, che difficilmente hanno a cuore il bene comune, ma cercano di perpetuare il proprio potere, di appagare i propri appetiti.
Lo sport è stato sequestrato dal marketing, è diventato un fenomeno commerciale. Per ritrovare lo spirito popolare e di massa, ha bisogno di dirigenti coraggiosi, disinteressati, capaci di ascoltare il cuore e di usare la mente per progetti innovativi.
napolitano-pescante-foto-180948Nelle varie cerimonie londinesi chi abbiamo visto a fianco dell’ineffabile e sempre sorridente Petrucci? I soliti dinosauri Carraro e  Pescante (nella foto con Napolitano, Pagnozzi e Di Centa; al centro Carraro .
Già, quel Carraro che è stato anche lui per 8 mesi commissario della Fisi lasciando in eredità a Roda un bel conto da pagare per negligenza. Sembra anche che in alcuni settori siano già stati impegnati, anticipando, fondi del bilancio 2013 per far fronte alle richieste di preparazione. Se questo fosse confermato, sarebbe una bella grana. Speriamo almeno che riescano a recuperare da Carraro – grazie alla Corte dei Conti e al lavoro dei Revisori dei conti – quei 400 mila “regalati” senza battere ciglio. Tanto pagano i tesserati.
E a proposito di tesseramento: che fine ha fatto l’idea di differenziare le quote? Per esempio chi si iscrive – non come agonista potrebbe risparmiare un po’ di quattrini sull’assicurazione, ma occorre che se ne occupi qualcuno che conosce il funzionamento delle compagnie, sappia a chi e come rivolgersi per ottenere sconti interessanti. Tanto per fare un nome si potrebbe sentire Franco Fontana, già presidente di Sci Club, e del Comitato regionale Friuli Venezia Giulia, nonché ex consigliere federale e – soprattutto – un competente in questa materia di assicurazioni. Gli è stato chiesto se poteva  dare consigli determinanti, e  gratis, come si conviene ai volontari? Qualcuno l’ha chiamato? No. Perché? Meglio consulenti più modesti ma più costosi? Ci dica qualcosa, presidente Roda.

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