Oggetto: risposta all’articolo del 06.07.12 su fondoitalianews.it.
Da Presidente eletto nella, a suo dire, poco frequentata Assemblea dello scorso 30 Giugno sulla
quale ha creduto opportuno fare commenti e trarre conclusioni, alcune errate per mancanza di
conoscenza propria o delle “fonti” cui si ispira, sento il dovere di contraddirla ravvisando nel suo
tempestivo intervento l’animosità e la partigianeria (spesso contraddistinta da inspiegabili
cambiamenti di campo) che si trovano leggendola sulla sua imprevedibile, sia per periodicità che
per contenuti, pubblicazione on-line.
Fa specie in particolare che lei “unico giornalista appassionato ed esperto di fondo che da circa 50
anni si occupa del settore” ed io aggiungo delle Alpi Centrali, entri a gamba tesa nelle vicende di
un Comitato che sta tentando di uscire dalla difficile situazione in cui si trovava, criticando già dal
principio, com’è d’altronde sua abitudine, scelte ed incarichi prima ancora di vederne gli effetti e
questo anche in settori dove forse un po’ più di informata competenza la salverebbe dal dire
fesserie.
Non è forse questo suo modo di fare che la relega ai margini di quel mondo di cui, appunto da 50
anni, sta tentando di far parte?
Non credendo che questa mia la induca a desistere nell’informare a modo suo i suoi lettori, mi
dispiaccio che un giornalista residente nel nostro Comitato e che potrebbe essere, e non solo da
ora, uno strumento di informazione anche critica ma informata e imparziale, continui a dover
trovare nel sensazionalismo e nella partigianeria le ragioni del suo impegno professionale.
Distinti saluti.
Carmelo Ghilardi
Milano, 9 luglio 2012-07-11
Prot. n. 604
La montagna ha partorito il topolino. Finalmente le Alpi Centrali si svegliano e il presidente Carmelo Ghilardi, il più battuto nella storia del Comitato e della Fisi, ma ugualmente irriducibile, fa sentire la sua voce sul sito del Comitato regionale. C’è voluta una scossa. Scontata replica al responsabile di questo sito che il messaggio l’aveva già ricevuto via E-mail e immediatamente accantonato come una legittima forma di protesta. Ritenendola però non degna di una risposta, se non in via altrettanto privata, a chi l’aveva mandata. Anche perché ci sarebbero evidenti termini “da querela” sui quali si potrebbe tranquillamente procedere. Il buon Carmelo, forse mal consigliato, si è purtroppo lasciato scappare la mano: l’ha fatta fuori dal vaso, per dirla in termini un po’ coloriti ma meglio comprensibili che non quelli tecnici.
Con Franco Zecchini, che aveva inoltrato analoga protesta, la questione è stata invece chiarita in una semplice telefonata.
A questo punto, è ovvio che da parte mia una spiegazione sia necessaria per il semplice fatto che si contestano dati, elementi e atteggiamenti nel tentativo, mal riuscito, di ribaltare, almeno a parole, una situazione di evidenza “papale”. Quella che le Alpi Centrali stanno attraversando da diversi anni e dalla quale si pensa di uscire con l’elezione del nuovo presidente. Un Comitato allo sfascio, che da soggetto abituato a dettare le linee guida alla Fisi, si è purtroppo trasformato in oggetto che ormai ha ben pochi punti di riferimento almeno in termini elettorali.
Voti allo sbando, come è avvenuto nell’ultima assemblea elettiva federale, ma anche nelle precedenti dalle quali Ghilardi non è mai uscito bene. Non gli era bastato l’appoggio della politica romana per battere Morzenti nel 2010 a Torino, fatto fuori al primo conteggio il 30 marzo scorso a Modena. Era stato sconfitto, sempre nel 2010, nell’elezione regionale da Claudia Giordani che pure si era trovata in posizione minoritaria. Peggio di così…. Nello sport l’impistante è partecipare, ma questo è masochismo.
All’elezione di Morzenti si può riferire l’accusa di “inspiegabili cambiamenti di campo” della quale Ghilardi mi gratifica in questa sua lettera. Malgrado ripetute spiegazioni, se ne meraviglia ancora. Morzenti l’ho sempre contestato per certi suoi atteggiamenti e non ne ho mai fatto mistero. Mi ha querelato due volte e, disponendo fra l’altro anche di un buon avvocato in casa, non è che la cosa mi abbia mai preoccupato. Un giornalista che fa onestamente il suo mestiere alle querele deve essere abituato. Ne ho prese parecchie, le ho vinte tutte.
Quando è apparso evidente il risanamento dei conti della Fisi, gliene ho dato atto e c’è stato un riavvicinamento, avviato da parte sua, che si è consolidato in occasione delle elezioni quando sono venuto a conoscenza di un progetto “made in Moriconi” per il rilancio del fondo, che Morzenti avrebbe appoggiato, pienamente allineato su idee che porto avanti da quasi mezzo secolo.
E lo avevo spiegato allo stesso Ghilardi, incontrato casualmente a Cavalese in occasione della premiazione di Arianna Follis. Fra loro due, consideravo Morzenti il “meno peggio” ed era altrettanto ovvio che io guardassi dalla parte che, almeno nelle intenzioni, aveva manifestato un occhio di riguardo per la disciplina che mi interessa. Cioè quello sci di fondo che adesso Ghilardi, su base regionale, nella sua nuova veste di presidente delle Alpi Centrali sta mettendo in pericolo con la “strana coppia” Barzasi-Vanoi.
Non c’è bisogno di aspettarne gli effetti: li ho già visti. Nulla da dire nei confronti del secondo, almeno sul piano tecnico, parecchio invece sul primo che non ha mai digerito l’accantonamento e ora torna in scena sulla scia di Ghilardi e non certo in quella parte di “padre nobile” che giustamente gli andrebbe riconosciuta per la passione e anche per averci rimesso di tasca propria. Una figura sotto un certo aspetto ieratica, come è stato Bossi nella Lega se vogliamo fare un esempio politico, che ha però fatto il suo tempo. Tanto è vero che è stato messo da parte, e senza troppi rimpianti. Ma anche quello non molla….
Per il resto c’è poco da dire: parlano i numeri anche nella loro aridità, e senza necessità di sensazionalismo. Che confermano, come scritto, la disaffezione della base nei confronti delle Alpi Centrali, come del resto è capitato alla Fisi che ha perso quasi 2/3 dei suoi tesserati. Gli sci club latitano: un disagio testimoniato dalle deleghe portate in votazione. E non credo che Ghilardi, per quanto bravo e attivo possa dimostrarsi, riesca a ribaltare la situazione.
Quanto alle accuse di animosità e partigianeria non le prendo nemmeno in considerazione. Dovrebbero far parte del DNA di ogni giornalista-cronista che si rispetti e, per quanto è il mio caso, non abbia mai fatto il paraculo né si sia mai venduto a nessuno. Semplicemente, ho sempre cercato di manifestare le mie idee, certamente controverse a volte, non per interesse personale ma di quello dei lettori o degli utenti, ma anche della verità. Non di ciò che si fa spesso apparire come tale.
Proprio per questo è inevitabile pestare i piedi a chi si ritiene intoccabile. La “casta”, per usare il termine adesso di moda, che comprende anche un certo mondo dello sci e della sua appartenenza. Fatta di interessi prima che di passione. Un mondo del quale, per mentalità e professione di intenti, Ghilardi fa parte volutamente, mentre io me ne sono sempre estraniato. L’ho sempre preso con le pinze, come si fa con una cosa che scotta.
Mi ritengo un “cane sciolto”, e non un emarginato come sostiene il presidente Ghilardi, considerando che di offerte ne ho ricevute parecchie. Anche perché sono competente, lavoro tanto, visto che mi piace, e l’ho sempre fatto gratis a differenza dei tanti che ne fanno parte o ci girano intorno. Offerte puntualmente rifiutate e così sarà anche in futuro. Del quale, purtroppo, non posso però ipotizzare la durata considerando l’età e gli acciacchi che comunque non cambiano il mio modo di vedere le cose né l’atteggiamento da assumere in materia. Per il momento mi si dovrà ancora sopportare.