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La Fisi e un decreto esecutivo da 400 mila euro: chi paga il danno?

Nella riunione di sabato 23 giugno al Sestriere il Consiglio federale ha discusso e poi ratificato una  delibera d’urgenza presentata dal presidente Flavio Roda, relativa ad un decreto ingiuntivo di 470 mila euro emesso dal Tribunale di Torino, che la Fisi durante la gestione del commissario straordinario Franco Carraro non aveva impugnato ed era quindi diventato esecutivo. Una sberla non da poco, poiché priva la Fisi di risorse che  sarebbe stato più produttivo indirizzare all’attività istituzionale.
Riserbo assoluto su questa vicenda, nata da un’azione legale promossa da Informatica System srl, un’azienda piemontese che, come si rileva dal suo sito, è  stata “fondata nel 1982 da un gruppo di esperti provenienti  dal settore sviluppo della Olivetti S.p.A. Avvalendosi di una quarantina di collaboratori, dalla iniziale commercializzazione di prodotti informatici tecnologicamente avanzati è successivamente  passata alla creazione di unità autonome di ricerca, sviluppo e produzione di hardware e software specialistici e dedicati, idonei a risolvere le problematiche informatiche dei singoli settori e/o realtà”.
Detta in breve, specialisti in portali e, in quanto tali, ai tempi della presidenza Coppi, incaricati della predisposizione di un portale per la Fisi e per il Comitato FISI AOC del quale la federazione e il comitato regionale piemontese avrebbero suddiviso il costo.
 Informatica System opera in 4 sedi (Vicoforte, Cuneo, Torino e Aosta) e ne è titolare  Sergio Blengini. Costo iniziale di circa 400 mila euro, che prevedeva la valutazione e lo sviluppo di altri programmi,  ridotto a 160 mila a seguito di una transazione con la gestione Morzenti, divenuto presidente nel 2007 dopo le dimissioni   di Coppi. Accordo che Morzenti aveva raggiunto dopo averne discusso nella conferenza dei presidenti, solo che  non ha potuto onorarlo in quanto a sua volta è stato esautorato dal Coni quando ha imposto alla Fisi la gestione commissariale.
Rimasta in sospeso, la patata bollente è perciò finita nelle mani del commissario Carraro e dei due vice, il colonnello della Guardia di Finanza Vincenzo Parrinello e l’avv. Cristina Rossello. Quest’ultima, in particolare, proprio per la sua professione avrebbe dovuto occuparsi delle questioni legali, fra le quali appunto la transazione in questione, ma a quanto pare avrebbe disertato i due appuntamenti fissati con Blengini. Di qui l’avvio della causa davanti al Tribunale di Torino che ha portato all’emissione del decreto per 470 mila euro che, non impugnato, è diventato esecutivo.  I soldi ci sono:  dovrà essere la gestione attuale di Flavio Roda a pagare, con l’apporto del Comitato piemontese.
 Ma la cifra  pattuita a suo tempo è evidentemente salita per interessi, mora e spese legali. Con Blengini  stata sarebbe stata raggiunta  una transazione di 400 mila euro (ha scontato gli interessi ….) e a trovare la “quadra” finale dovrebbe essere il segretario generale della Fisi dott. Cartasegna. C ‘è da augurarsi che se ne esca in fretta, anche se c’è chi ancora si chiede se ci saranno i fondi per i contributi alle società e per i comitati regionali che stavano cominciando a farsi la bocca dopo lustri di carestia.
Una vicenda che, ovviamente, danneggia l’immagine della federazione, alla quale la gestione commissariale non ha certamente fatto bene sul piano economico dopo che, con l’annullamento delle elezioni di Torino 2010 imposto dal Coni, aveva già perso parecchio in fatto di credibilità. Inammissibile che i delegati siano stati fatti passare per imbroglioni quando non per farabutti, e che presidente e consiglio federale siano poi stati sostituiti da un trio che nessuno rimpiange  come è stato invece il caso delle sorelle Lescano.
Ungaro-olandesi, figlie di modesti artisti di circo, approdate in Italia come ballerine acrobatiche, scoprirono di essere nate per la musica e diventarono, come per magia, cantanti di inarrivabile bravura. Stelle di prima grandezza nel mondo della musica leggera italiana. Rimpiante, come non sarà certo il caso della gestione commissariale. Praticamente latitante il commissario Carraro, il “poltronissimo” come l’ha battezzato un noto giornalista sportivo, più impegnato a sostenere la candidatura di Roma olimpica 2020, che fortunatamente il governo Monti ha avuto il buon senso di non appoggiare per evitare un altro bagno di sangue dopo quello dei Mondiali di nuoto 2009, che non il futuro della Fisi. Evanescenti anche i due vice commissari, già troppo impegnati dal proprio lavoro.
 Bloccate le commissioni, si è creato una specie di vuoto operativo che Flavio Roda, il nuovo presidente, sta cercando di colmare. Ma Roda è un tecnico, mentre sarebbe stato più opportuno un manager, e si muove sulla base di un articolo del rinnovato statuto, imposto dal Coni, che gli delega ogni scelta tecnica “scavalcando” il consiglio federale chiamato poi a ratificarla. Se non a scatola chiusa, poco ci manca.
Si parla tanto di responsabilità civile dei magistrati, che malgrado uno dei 3  referendum del 1987, votati da 21 milioni di italiani, hanno continuato ad essere una casta di “intoccabili”: anche  quando sbagliano per colpa grave o palese negligenza non pagano di tasca propria, come i comuni cittadini e come avviene pressoché ovunque. Il risarcimento dei danni pesa sullo Stato, non  su di loro.
Nel caso della gestione commissariale la negligenza è innegabile: mesi di anonimato pressoché assoluto, pura routine che non ha portato nuove sponsorizzazioni e ne ha fatte svanire altre già ben avviate. A pagare i danni dovrebbe essere il Coni, che li ha scelti per quell’incarico dopo un’istruttoria e sentenze  che ancora gridano vendetta al cielo, e un’assemblea elettiva risibile per mania di protagonismo da parte di qualcuno e di comitati che hanno subito approfittato nel dualismo che si era creato nelle Alpi Centrali. Che adesso vanno a nuove elezioni con un candidato unico, Carmelo Ghilardi, ma con gli aspiranti consiglieri laici pronti a ficcarsi le dita negli occhi. Il doppio dei consiglieri federali: perché questa discrepanza?

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