Il 30 giugno a Milano, presso il Centro sportivo Vismara in via dei Missaglia 117, gli sci club delle Alpi Centrali eleggono il nuovo presidente, che sarà Carmelo Ghilardi, candidato unico, e il nuovo Consiglio regionale. Le elezioni straordinarie si sono rese necessarie a seguito delle dimissioni presentate dalla maggioranza del precedente Consiglio. Parlandone in un articolo pubblicato nella sezione “Editoriale” dove è stato archiviato, spiegavo la situazione e mettevo a disposizione lo spazio di questo sito per chiunque avesse qualche idea da manifestare in materia. Citavo il caso di Lecco, facendone una cronistoria dal punto di vista politico, che a queste elezioni presenta come candidato laico Luca Donegana, sci club Erna, avvocato, master dello sci alpino (nelle foto in gara e il giorno delle nozze), invitandolo a esprimere un suo parere. Lo ha fatto prontamente in questo suo scritto.
Mi è stato chiesto, e allo stesso tempo, mi è stata concessa l’occasione di provare a chiarire le idee agli sci club chiamati ad eleggere il prossimo consiglio delle Alpi Centrali.
Chiarire le idee con un articolo è senza dubbio impresa improba, tuttavia proverò a sfruttare l’occasione concessami per esporre alcuni concetti, alcuni principi, che ritengo debbano essere ben chiari agli elettori ( che sono gli sci club affiliati alla FISI).
Occorre anzitutto sottolineare che si tornerà alle urne dopo solo due anni, a metà del mandato fiduciario che le società avevano affidato ai rappresentanti eletti in Consiglio regionale e che non più tardi di due mesi e mezzo fa ci siamo già trovati ulteriormente impegnati in una votazione a livello nazionale: già questi eventi, rischiano senza dubbio di far allontanare ancora di più la base dalla vita politica della federazione.
Ma perché si è arrivati a questo punto?
Perché 14 consiglieri, la maggioranza, hanno dato le dimissioni ai primi di maggio, facendo quindi decadere l’intero Consiglio.
Il nostro presidente, Claudia Giordani, l’ex argento olimpico in slalom speciale alle Olimpiadi di Innsbruck del 1976, dal momento delle dimissioni gestisce il Comitato con poteri da statuto limitati alla sola ordinaria amministrazione: un secondo aspetto che senza dubbio danneggia il nostro Comitato che potrebbe diversamente operare a pieno regime.
La prima domanda a cui rispondere è: c’erano gli estremi per le dimissioni e quindi per far decadere l’intero Consiglio?
A norma di statuto la risposta è una sola: senza dubbio no.
La gestione burocratico-amministrativa era ineccepibile, i risultati agonistici superlativi., anche grazie all’impegno dei forti sci club del nostro Comitato.
I consiglieri che hanno dato le dimissioni si sono allora assunti un’importante responsabilità nei confronti della base.
Se non c’erano i presupposti per rassegnare delle dimissioni seriamente motivabili a norma di statuto, allora le motivazioni delle dimissioni sono da ricercare altrove.
Non può certo essere una valida motivazione quella della gestione delle elezioni nazionali da parte del presidente Giordani.
Alle elezioni nazionali, per volontà della maggioranza del Consiglio, è stato deciso, a meno di venti giorni dall’assemblea elettiva, quando altri candidati stavano conducendo la loro “campagna elettorale” da mesi, di sostenere ufficialmente un candidato che, visti i ripetuti risultati negativi in varie precedenti elezioni (non ultime proprio in quelle regionali in cui era stato sconfitto dalla Giordani) non aveva possibilità di vittoria, essendo chiaro che già non godeva del consenso di una parte delle società del nostro Comitato e, non lo si sottolinea mai a sufficienza, sono gli sci club titolari del diritto di voto.
Non può essere una valida motivazione nemmeno quella che il presidente non avrebbe dato attuazione alle delibere del Consiglio regionale, in quanto, ancora una volta, da una piana e corretta lettura dello statuto federale, appare chiaro che il presidente regionale non è l’organo esecutivo del Comitato regionale. L’organo esecutivo è viceversa l’Ufficio di presidenza all’interno del quale Claudia Giordani era in condizione di netta minoranza. È consequenziale che l’attuazione delle decisioni del Consiglio regionale spettasse ad alcuni di quegli stessi consiglieri componenti dell’Ufficio di presidenza, che invece hanno lamentato la mancata attuazione delle decisioni consiliari e l’hanno paradossalmente addotta a causa delle proprie dimissioni.
Ma allora quali sono i reali motivi delle dimissioni?
Non è un segreto che nei posti di comando delle Alpi Centrali troviamo le medesime persone da anni, in molti casi da decenni. In proposito ciascuno di noi può capire che, quando il medesimo ruolo è occupato dallo stesso soggetto all’interno di un organismo per un periodo prolungato di tempo, anche se per avventura quel soggetto fosse eccezionale e straordinario, c’è qualcosa che non va: le situazioni si incancreniscono, si creano inevitabilmente rapporti personali che incidono, anche involontariamente, sulla necessaria imparzialità. Ecco allora l’assoluta necessità che vi sia una spontanea rotazione nelle persone che ricoprono ruoli nelle varie commissioni del Comitato regionale per evitare che si generino dei “padri padroni” del tutto autoreferenziali.
Ne è perfetto esempio quanto giustamente Brusadelli nel suo articolo di sabato 16 giugno ha sottolineato a proposito del lavoro della Commissione del Fondo, esempio pratico di rinnovamento e soprattutto di condivisione delle scelte operative con le società.
La lettura dell’accaduto indica quindi che Claudia Giordani è arrivata a turbare degli equilibri precostituiti.
Con Claudia Giordani, dopo anni, era stato inaugurato un nuovo corso del Comitato regionale Alpi Centrali: era stata intrapresa la strada della comunicazione, del dialogo e della trasparenza, un modo di operare al passo dei tempi e senza dubbio mai preso in considerazione in precedenza.
Claudia Giordani era stata eletta, sconfiggendo proprio l’attuale candidato unico alla presidenza Carmelo Ghilardi, per le sue qualità personali e morali, per il suo passato e perché incarnava senza dubbio l’idea di un ormai necessario ed inevitabile rinnovamento all’interno del nostro comitato.
Il lavoro di rinnovamento iniziato da Claudia Giordani è stato tuttavia brutalmente interrotto, e in ogni caso ostacolato sin dall’inizio, dalla maggioranza dei consiglieri che avevano sostenuto Ghilardi nelle precedenti elezioni.
Certamente Claudia Giordani non disponeva dell’appoggio della maggioranza dei consiglieri in consiglio e nemmeno in Ufficio di presidenza.
Ma siamo o non siamo in un ambito di associazionismo sportivo??
I consiglieri “di maggioranza”, una volta eletto il presidente da loro non sostenuto, avrebbero avuto l’obbligo, anche etico morale, in quanto eletti da Società che li hanno scelti per operare e non per fare ostruzionismo, in un’ottica sportiva e di servizio, nel bene del Comitato regionale Alpi Centrali, di mettersi al servizio di Claudia Giordani, aiutarla, sostenerla, remare nella stessa direzione.
Ciò non è avvenuto, anzi il contrario.
Praticamente tutti i consiglieri dimissionari si sono poi ricandidati alle elezioni del 30 giugno.
Ma perché le società dovrebbero rieleggere delle persone che non hanno dimostrato spirito sportivo?
La base degli sci club, che aveva eletto i consiglieri dimissionari, non è stata nemmeno avvisata in maniera espressa della difficile situazione del comitato e della volontà di far cadere il consiglio.
In questo periodo elettorale sono poi emersi una scarsa conoscenza e uno scarso rispetto dello statuto federale che ha portato a maggiori tensioni.
I presidenti dei Comitati provinciali hanno infatti voluto assumere un ruolo non proprio, ma spettante agli sci club.
La politica a qualsiasi livello, come già accennato, nell’ambito della nostra Federazione spetta esclusivamente agli sci club, unici titolari del diritto di voto in ogni tipo di elezione.
I Comitati provinciali, come confermato di recente anche dal presidente nazionale Roda in risposta ad un quesito statutario sottopostogli, sono, pur nella loro importanza funzionale, semplici organi periferici delle Federazione che rappresentano i vertici superiori della FISI, ma non gli sci club. Del resto solo gli sci club sono soggetti di diritto, sono loro gli associati della Federazione Italiana Sport Invernali.
Come ha sottolineato nel predetto documento Flavio Roda, i presidenti provinciali nel loro ruolo non possono sostenere apertamente candidati; i presidenti provinciali, invece, oltre ad aver svolto ininterrottamente attività politica con l’intenzione di selezionare anche i candidati consiglieri regionali, in un recente documento hanno sostenuto, con un grave atto di violazione del dettato statutario, la candidatura di Carmelo Ghilardi e hanno fatto in modo di convincere gli altri candidati alla presidenza regionale a ritirarsi.
Qualcuno di loro ha inoltre sostenuto, in comunicazioni ufficiali, che sarebbe segno di unità del nostro Comitato regionale arrivare alle elezioni con un candidato presidente unico e in virtù di questa convinzione, non si sa a quale titolo, gli altri candidati alla presidenza sono stati convinti a ritirarsi.
Una sana competizione elettorale avrebbe infatti potuto stimolare il dibattito, elemento imprescindibile e irrinunciabile per la crescita di un movimento.
L’unità non si dimostra con un candidato unico “imposto”!
L’unità, la forza e la serietà di un Comitato regionale verso l’esterno si dimostra con l’atteggiamento dei consiglieri che non sostenevano il candidato eletto: essi, all’indomani dell’elezione, devono immediatamente offrire appoggio al loro presidente e lavorare nella medesima direzione con spirito sportivo e di servizio, atteggiamento purtroppo non assunto, come già sottolineato, dai 14 consiglieri dimissionari.
L’altro fenomeno fino ad ora tollerato ma che ha, quale concausa, portato nel tempo alla situazione attuale del nostro Comitato regionale, è la raccolta e la gestione, diretta o indiretta, palese od occulta, delle deleghe per il voto da parte dei Comitati provinciali.
Tutti sanno purtroppo che, sebbene assolutamente contrario a statuto, è un fenomeno diffuso.
E’ un fenomeno che però mina alla base la democrazia su cui si fonda la FISI, e quindi anche il nostro Comitato, e che quindi dovrà essere combattuto in ogni modo. Le deleghe possono essere rilasciate direttamente, e senza passare attraverso i Comitati provinciali, solo ad altri sci club.
La situazione a proposito della definizione dei ruoli propri dei “soggetti” che operano nell’ambito della Federazione si sta rilevando davvero paradossale.
Un numeroso gruppo di sci club (composto da una grande parte delle società di sci di fondo e da svariate società di sci alpino, fra cui alcune delle prime nel panorama nazionale), conosciuta la situazione di crisi del Comitato rregionale ha iniziato a ritrovarsi per cercare motivazioni, per offrire soluzioni e per confrontarsi in maniera democratica.
Frutto di queste riunioni sono stati anche alcuni documenti, istanze e proposte inviate direttamente al Comitato regionale.
Questa attività perfettamente lecita, e anzi in un certo senso dovuta, è stata stigmatizzata a più riprese dai presidenti provinciali che, male interpretando il ruolo loro assegnato dallo Statuto, si sono sentiti scavalcati dai cosiddetti “sci club AC in funzione di servizio”.
Lo stesso presidente nazionale, Flavio Roda, nella già citata comunicazione, ha ribadito con decisione e fermezza la liceità dell’attività svolta dal predetto gruppo di sci club (le “leghe” fra società sono del resto un fenomeno proprio e vitale di molte altre federazioni sportive).
In particolare, a proposito di elezioni, è stato affermato dagli “sci club AC in funzione di servizio” che sarebbero essenziali ed imprescindibili da parte di tutti i candidati, anche per non ripiombare a breve nella situazione attuale di crisi, la conoscenza e il rispetto totale dello Statuto Federale, del suo Regolamento, del Codice di Comportamento Sportivo del CONI e del Codice di Autoregolamentazione dello Sport della Lombardia.
Luca Donegana
(Sci Club Erna a.s.d. – LC05)