Carmelo Ghilardi è il candidato unico alla presidenza delle Alpi Centrali. Sulla sua persona, dopo una dozzina di giorni in cui erano state avanzate fino a 4 candidature (la sua e quelle di Bazzoni, Buffoni e Pedrazzini, quest’ultimo sostenuto da un listone già concordato; se eletto,diverrebbe vicepresidente), i presidenti dei Comitati provinciali, che si sono riuniti 7 volte, hanno trovato un accordo che dovrebbe ricompattare il Comitato regionale fin qui diviso in una pletora di “anime” dalle quali la stessa Dc dei tempi migliori si sarebbe trovata soffocata. Litigavano, ma alla fine trovavano l’intesa senza che niente trapelasse all’esterno. Qui, invece, sono volati gli stracci, e solo alla fine si sono definite le candidature. Fra le quali, purtroppo, da qualche lustro ricorrono i soliti nomi che non vogliono mollare il pallino e hanno portato il Comitato in una situazione comatosa.
Al punto che i presidenti provinciali, che statutariamente non hanno autorità “politica” e si dovrebbero limitare a coordinare l’attività degli sci club del proprio territorio, si sono messi ripetutamente di mezzo per far valere in un modo diverso il loro ruolo. E cioè cercando di avanzare consigli che il più delle volte risultano preziosi perché ispirati al buon senso e non all’arrivismo a tutti i costi. E poi qualche richiesta che finora la Fisi non ha preso in considerazione pur ripromettendosi di voler studiare il caso. Promesse rimaste inevase come quella delle tessere differenziate oppure il tesseramento delle società non ancorato al numero minimo di 35. Richieste inoltrate pure ai Comitati, anche se non è materia di loro competenza, perché se ne facciano portavoce presso la Fisi.
Da Lecco si sta comunque muovendo qualcosa di diverso dal solito, una voce fuori dal coro che contesta l’attuale apparato in modo pacato, per costruire qualcosa senza fare solo casino. E’ quella di Luca Donegana, sci club Erna, avvocato, master dello sci alpino, che anche per professione è abituato a manifestare le proprie idee con pacatezza e con ragionamenti fondati che gli ho chiesto di esprimere in un articolo da pubblicare su questo sito. Potrebbe aiutare qualche elettore a chiarirsi le idee.
Un lecchese che sfalsa quello che è il prototipo della gente del suo territorio: tutti grossi lavoratori ma, sul piano politico, arroganti e prepotenti. Forse anche per questo ben pochi sono riusciti a raggiungere posizioni di rilievo. L’ex ministro Castelli, che gode di scarse simpatie, sfruttando la scia di Bossi, ma quando si è candidato sindaco è stato trombato da un ex democristiano. Poi Formigoni, presidente della Regione Lombardia, che come si evince dalle cronache di questi ultimi tempi, interpreta in modo piuttosto personale i principi di don Giussani, il fondatore di CL. Per il resto lecchesi “ariosi”,come Cesare Golfari, sindaco di Galbiate e nel 1974 secondo presidente regionale, e Giovanni Fiamminghi, che da sindaco di Malgrate divenne presidente della provincia di Como, sotto cui allora rientrava anche Lecco.
Venivano dalla Romagna, mentre del profondo sud era il senatore Tommaso Morlino, di Irsina (MT), un “moroteo” paracadutato nel collegio lecchese considerato zona franca dei voti democristiani. Gli garantiva l’elezione, e lui avrebbe sempre ricambiato questo favore. Sarebbe poi diventato per 4 volte ministro e quindi presidente del Senato, il che gli permise di porre le basi della forza politica di questa città che la Serenissima Repubblica di Venezia aveva addirittura snobbato fermando i suoi confini nella parte bergamasca del corso dell’Adda e in Valsassina.
La prepotenza si è manifestata sul piano politico/amministrativo quando Lecco è diventata provincia dal 1992, con lo scorporo di numerosi comuni delle province di Como (84) e Bergamo (6) ottenuto in modo arrogante, con la spinta della banca locale che puntava ad aggiudicarsi la tesoreria, e del governo di centro-sinistra, guidato dalla corrente di base, sottraendo a Como la parte più produttiva del territorio. Con l’aggiunta di una dote di svariati miliardi come indennità per l’avvio del nuovo ente. Risultato pratico che da una Provincia grande, forte e considerata ne sono uscite due piccole, deboli e tenute in scarsa considerazione a livello nazionale.
Analoga la situazione che il Comitato Alpi Centrali vive da anni. Potenzialmente è il più forte, e in passato lo ha dimostrato dettando con i suoi uomini la linea della Fisi e inflazionando con i propri atleti le squadre nazionali. Adesso comanda chi è capace di fare la voce grossa. Claudia Giordani, presidente in minoranza, ne è uscita annichilita. Si è in campagna elettorale e, ovviamente, c’è chi mena il torrone pro domo sua, non del Comitato. Bergamaschi, bresciani e milanesi la fanno a spallate, con scarso rispetto reciproco. Un gentiluomo come Labirio costretto a defilarsi. C’è solo da augurarsi che vada meglio con il Consiglio che uscirà dall’assemblea regionale straordinaria elettiva convocata per sabato 30 giugno a Milano, presso il Centro sportivo Vismara in via dei Missaglia 117., ma c’è da dubitarne.
Di “laici” se ne sono candidati 27 e ne entreranno in consiglio 13. Una scremata non da poco, anche se uno, Barzasi, potrebbe dimettersi prima del voto o subito dopo. Gli si deve tanto ma ha fatto il suo tempo; può continuare nella parte del padre nobile, ma restando fuori del consiglio regionale. Del resto si era già tirato indietro in quello precedente anticipando la mossa della maggioranza degli altri colleghi che, il 2 maggio, avevano poi fatto decadere presidente e consiglio regionale. Lo rifarà?
Scontata, invece, l’elezione dei consiglieri tecnici (ci sono due candidati – Bettineschi e Vitalini – per due posti) e non ci dovrebbero essere problemi neppure per i consiglieri atleta: sono 5 (Arsuffi, Cattaneo, Galli, Ripamonti e Zini) per 4 posti. E questo perché gli avversari si augurano che Ripamonti, che ottenne un grosso successo personale nella precedente elezione ( terzo come numero di voti), si faccia da parte per gli impegni di lavoro sempre più pressanti.
E, considerazione personale questa, sarebbe un peccato dopo gli ottimi risultati ottenuti con il fondo, settore di cui era il responsabile. Con lui le Alpi Centrali si sono rilanciate tornando a capeggiare le classifiche; in più ha avviato un lavoro che, se continuato con le stesse modalità e, possibilmente, con lo stesso allenatore (Raineri), tornerà a fornire alle squadre nazionali la maggioranza dei loro elementi.
Sarebbe però opportuno il coinvolgimento diretto anche dei pochi tecnici che si sono volutamente isolati dalla linea del Comitato, che sua volta farebbe bene a tenere in maggior considerazione Benito Moriconi. Il quale, proprio con le Alpi Centrali, negli anni ’60 iniziò la carriera da allenatore lanciando il fondo regionale ai vertici di quello nazionale. Classe 1936, quindi anziano ma sempre in gamba e lucido di cervello, che potrebbe risultare assai utile anche nelle circostanze attuali. Esperienza e conoscenze tecniche impagabili, una risorsa purtroppo accantonata e sprecata. Ne sa qualcosa l’Alta Valtellina
In questo momento, viste le candidature, si sta giocando la carta Vanoi, che è un altro che di fondo se ne intende. Nella storia della Fisi è stato il direttore agonistico più vincente, anche se con metodi discutibili dal punto di vista etico. E’ capace di organizzare e motivare. Tra l’altro sarebbe sempre a portata di mano visto che, come segretario generale dello sci nautico, lavora nello stesso palazzo del Coni dove stanno anche gli uffici delle Alpi Centrali. Una presenza fissa a Milano ha la sua importanza.
Quanto a Ghilardi è opportuna più di una puntualizzazione. Nelle precedenti 3 tornate elettorali nelle quali si è presentato è sempre uscito battuto. A Torino il 24 aprile 2010 da Morzenti per la presidenza della Fisi, quando ad appoggiarlo c’era uno schieramento messo in piedi dalla politica romana mossa dall’ex ministro Frattini più che dall’interesse per lo sport. L’avevano usato, per dirla chiaramente. Subito dopo a Milano la Giordani ha avuto la meglio per la presidenza delle Alpi Centrali. Ma Claudia, che aveva goduto dell’appoggio di Morzenti, si era trovata in minoranza nel consiglio generale, divenuto perciò ingestibile da parte sua.
Infine lo scorso 31 marzo all’assemblea federale elettiva di Modena. Però è uno che gli sport invernali li conosce come pochissimi. Tra l’altro a Selvino (BG), il paese di cui è sindaco, sta portando avanti un’operazione che ha precedenti solo in Olanda, Francia, Germania e Dubai. Cioè realizzare anche in Italia, su progetto della trentina Neveland, che investirà 50 milioni, un’arena coperta in cui sciare tutto l’anno, con due piste semiparallele lunghe 600 metri e con un dislivello di 130 (nelle foto i rendering). L’accordo di programma è stato sottoscritto in Regione Lombardia, e sono in corso le valutazioni ambientali.
A Modena Ghilardi avrebbe pure avuto buone carte da giocare se, in “zona Cesarini” come si dice nel calcio, non ci fosse stata l’entrata a gamba tesa di Noris, bergamasco anche lui, a ribaltare la situazione candidandosi all’ultimo minuto per la presidenza. Così, per l’ennesima volta, come i polli di Renzo di manzoniana memoria che si beccavano fra loro poco prima che gli tagliassero il collo, le Alpi Centrali si presentarono divise. Eliminate al primo ballottaggio a 4, aprirono così un’autostrada al successo finale di Roda sul trentino Conci.
E a pilotare l’avanzata di Roda c’era il Veneto di Bortoluzzi, che di quella e delle precedenti elezioni è sempre stato il “burattinaio”. Con meriti indiscussi, comunque: l’elezione dell’amico Morzenti, in primo luogo. Avversata ma risultata fattiva. Operando da manager ha fatto uscire la Fisi dal rosso cronico; se ne sente già la mancanza. Anche perché Roda è un tecnico che dovrà dimostrare di saper fare anche il manager. E da tecnico si comporta con scelte tecniche delle quali consiglieri federali sono stati informati solo a cose già fatte. Più d’uno si sente scavalcato, anche se la sua esclusiva competenza in questo settore è prevista dallo statuto che il CONI ha fatto aggiornare dall’avv. Giulio Napolitano. Però ha avuto l’effetto di un boccone indigesto sul quale Roda, presidente da poco più di 2 mesi, rischia la nuova carriera. Lo aspettano al varco: bastano le dimissioni di 6 consiglieri per mandarlo a casa.
Potrebbe innescare una polemica pericolosa anche quanto sta capitando nel CAT, il Comitato Appennino Toscano il cui presidente Roberto Gonfiotti ha piantato baracca e burattini. Le elezioni sono fissate per il 1° luglio a Firenze, con due candidati alla presidenza: Giacomo Bisconti, istruttore nazionale e presidente Collegio Regionale Toscano Maestri di Sci, e Francesco Contorni. Di mezzo, dicono, ci sarebbe la Coscuma, che fa parte della Fisi e che Bisconti vorrebbe inglobare nel Collegio Nazionale, a differenza di quanto prevede lo statuto federale secondo il quale è la Fisi che definisce la parte tecnica d’intesa con il Collegio e non viceversa. Si invertirebbero le parti, insomma. Ci piacerebbe saperne di più.
I candidati all’assemblea regionale straordinaria elettiva delle Alpi Centrali
Presidente
GHILARDI CARMELO
Consiglieri laici
1 ARRIGONI NATALE LC settore nordico
2 BARZASI GIUSEPPE BG
3 BAZZONI DARIO MI
4 BERETTA ALBERTO SO
5 BOCCHIOLA MARCO MI
6 BOZZOLO PIERFILIPPO VA settore nordico
7 BUFFONI G.LUIGI MI
8 CASTIGLIONI FRANCO MI
9 CHIODELLI DARIO BG
10 COZZI MARCO MI
11 DENTI FAUSTO BG
12 DOLENI LUCA MN
13 DONEGANA LUCA LC
14 DORIGATTI RAFFAELE SO
15 MACULOTTI WALTER BS
16 MADELLA GIORGIO MI
17 MALVEZZI ROBERTO CO
18 MAURIZIO PAOLO BG
19 MORO CORTI GIUSEPPINA SO
20 PEDRAZZINI CLAUDIO MARIA MI
21 PRINI ROBERTO VB
22 RANISI FABRIZIO BS
23 ROCCA ANDREA PC
24 RODOLFI CARLO MN
25 VANOI ALESSANDRO MI
26 VERTEMATI FEDERICO MI
27 ZECCHINI G.FRANCO BS
Consiglieri atleta
ARSUFFI LICIA BG
CATTANEO ERMANNO BG
GALLI OMAR SO
RIPAMONTI MARCO MI
ZINI DANIELA BG
Consiglieri tecnici
BETTINESCHI LUCA SO
VITALINI ROBERTO SO